"La cosa che mi colpisce molto è
che la presenza del Centro Padre Nostro è proprio 'innervata'
dentro questo quartiere. Mi aspettavo di trovare una realtà come
un'oasi differente rispetto al resto, mentre qui c'è una
presenza molto inserita in vari ambiti penetrata nella vita
reale e concreta delle persone del quartiere". Lo ha detto
all'ANSA Marta Cartabia, ministro della giustizia, a margine
della visita, questo pomeriggio, al Centro Padre Nostro del
Beato Pino Puglisi, nel quartiere Brancaccio, a Palermo. " Credo
che questa concretezza e questo farsi vicini, condividere e
comprendere i bisogni e le esigenze e la mentalità delle persone
- ha aggiunto - sia decisivo per portare aventi quella novità di
cui loro sono portatori tenaci e pazienti". Accompagnata da
Maurizio Artale, presidente e dagli operatori del centro
dedicato al sacerdote ucciso dalla mafia, il ministro Marta
Cartabia ha prima visitato la sede del centro dove si svolgono
le varie attività e poi si è intrattenuta, nel centro
antiviolenza realizzato all'interno del mulino del sale di
Brancaccio, con alcuni ragazzi che hanno raccontato le loro
storie di una vita in periferia, in un quartiere a rischio come
quello di Brancaccio dove fino agli anni Novanta dettava legge
la mafia con i fratelli Graviano. Mirko, fa l'elettricista ma
frequenta da ragazzino il Centro e Denise, che frequenta
l'istituto alberghiero hanno raccontato al ministro che per loro
"stare con gli operatori del "Centro Padre Nostro' è come vivere
in una seconda casa". Un luogo dove "stiamo bene, dove abbiamo
avuto modo di conoscere tante persone, dove siamo cresciuti e
dove abbiamo avuto modo di visitare posti nuovi che mai avremmo
potuto vedere. "Sentire le vostre storie - ha detto ai ragazzi
il ministro Cartabia - è molto importante per noi, che lavoriamo
tutti i giorni per allargare la cultura della legalità, dove
sembra un po' rosicchiata da qualche sistema diverso. Ma abbiamo
bisogno di vedere che ce la si può fare davvero. Per questo ci
avete fatto un regalo".
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