Sono letteralmente un macello, con
tutto insozzato di sangue e ovunque interiora e carcasse di
animali, la scena e lo spettacolo nella lettura che Luca
Micheletti fa di questo 'Aiace' di Sofocle nel grande
scenografico spazio del teatro greco di Siracusa, dove ha aperto
la 39/a stagione di spettacoli classici e sarà proposta a giorni
alterni da stasera con la 'Fedra (Ippolito portatore di corona)'
di Euripide e infine, dal 13 giugno, con la commedia latina
'Miles Gloriosus' di Plauto.
Il macello è quello compiuto dall'eroe Aiace che è uscito di
senno per la rabbia che le armi di Achille siano state date per
ragioni di stato dagli achei a Odisseo e non a lui che ne
sarebbe stato il naturale erede. Quindi la notte, deciso a
uccidere i greci che lo hanno tradito, tradendoli lui stesso che
della coalizione partita contro Troia fa parte, finisce invece
per fare a pezzi gli armenti preda di guerra, sviato, accecato
dalla dea Atena. La tragedia inizia col suo risveglio e la lenta
presa di coscienza di quel che gli è accaduto, grazie anche alla
stessa dea che glielo ricorda e spiega, quindi capire il proprio
fallimento e disonore che lo porteranno a decidere che può
ripararlo solo la propria morte.
Insomma, principalmente un gran spettacolo d'effetto visivo,
di movimento, più che di senso e sentimenti, e in questo
allestito e costruito senza risparmi e con abilità se, quando
Aiace prima di suicidarsi gettandosi sulla spada vuol salutare
il figlioletto, ecco che entra in scena tenera la figlia di 18
mesi dello stesso Micheletti, che invoca la mamma in un gioco
tra finzione e realtà. E poi ci sono tutti gli altri interpreti,
che tendono a essere più figure instancabili nell'agitato
insieme che personaggi, pur nella personalità degli interpreti
che cercano una loro strada, tra cui risaltano soprattutto
l'Atena di Roberto Latini e in chiusura l'Odisseo di Daniele
Salvo, con accanto il Teucro di Tommaso Cardarelli, l'Agamennone
di Edoardo Siravo e la Tecmessa di Diana Manca.
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