(di Giovanni Franco)
Un passo avanti verso la
costruzione dell'osservatorio FlyEye sul Monte Mufara, a quota
1.865 metri sulle Madonie, nel Palermitano, gestito dall'Esa che
costerà 12 milioni di euro. I giudici della prima sezione del
Tar, presieduta da Salvatore Veneziano, hanno respinto la
richiesta di sospensiva, dichiarandola irricevibile per tardiva
impugnazione degli atti. A presentarla erano state le
associazioni ambientaliste schierate contro la realizzazione
della struttura. Affermano in una nota il Club Alpino Italiano,
Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf: "non solo non sono stati presi
in esame dal tribunale amministrativo regionale i profili
sollevati ma addirittura l'Agenzia Spaziale Europea stamattina
si è costituita al solo fine di fare valere l'immunità di
giurisdizione e di esecuzione di cui godrebbe, nei prossimi
giorni saranno valutate le ulteriori azioni da intraprendere,
compreso il ricorso alla Corte di Giustizia Europea per
violazione della Convenzione di Aarhus e del diritto comunitario
su ambiente e partecipazione". Esprime invece soddisfazione per
la sentenza del Tar il presidente della Regione Siciliana Renato
Schifani: "Abbiamo sempre ritenuto, e ne siamo fortemente
convinti, che l'operi rappresenti un'opportunità unica per lo
sviluppo della ricerca astronomica e per il rafforzamento del
territorio madonita come punto di riferimento per la scienza e
la tecnologia".
La decisione del tribunale amministrativo regionale è in
ordine di tempo un altro atto di un braccio di ferro sul destino
della costruzione, fortemente voluta anche dal governo Meloni.
Proprio nei giorni scorsi il ministro delle Imprese e del Made
in Italy, Adolfo Urso, a margine degli stati generali della
space economy a Milano aveva detto: "Ci auguriamo che il Tar
sblocchi la sospensiva e ci conforti nella decisione che abbiamo
assunto, perché l'Agenzia Spaziale Europea ci ha già comunicato,
ove ciò non avvenisse trasferirebbe quell'osservatorio, che
consentirebbe all'Italia, all'Europa, al mondo di osservare i
corpi celesti più lontani e prevenire eventuali conseguenze
sulla terra, quindi parliamo di una cosa estremamente
importante per la sicurezza del nostro pianeta, verrebbe subito
trasferita nelle Canarie come avevano già deciso di farlo un
anno fa se noi non fossimo intervenuti con celerità con un
provvedimento d'urgenza in un decreto legge".
Il ricorso era stato presentato contro il via libera alla
struttura dato dall'ente parco delle Madonie, e dalla Sovisma
Spa, Agenzia di Sviluppo Locale delle Madonie, e dall'Agenzia
Spaziale Italiana, dall'Esa, Agenzia Spaziale Europea,
dall'assessorato del territorio e dell'ambiente della Regione
Siciliana, dall'Assessorato Beni Culturali e Identità Siciliana
della Regione Siciliana, Sovrintendenza ai beni culturali e
ambientali di Palermo.
"L'installazione di telescopi in parchi naturali non solo non
è incompatibile, ma è una strategia efficace per preservare
questi luoghi. Gli osservatori astronomici richiedono ambienti
privi di qualsiasi tipo di inquinamento, incluso quello
luminoso, e le riserve naturali offrono condizioni ideali",
ribattono in un appello per realizzarlo, fra gli altri Michel
Mayor, Premio Nobel per la Fisica 2019, Ettore Cittadini il
padre della procreazione medico assistita in Italia, Roberto
Ragazzoni, Presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica,
Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della
Sera e decine di altri, tra donne e uomini di scienza e di
cultura, docenti universitari, ricercatori, operatori economici
e artisti. Per le associazioni il progetto è di "dimensioni
smisurate e altamente invasivo, è privo di alcune
autorizzazioni fondamentali e lo si vorrebbe realizzare in
deroga ai vincoli di tutela sulla base di una norma fortemente
viziata e del mancato rispetto dell'articolo 9 della
Costituzione". E le stelle intanto aspettano di essere guardate.
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