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Sucato, l'arte in discarica

Sucato, l'arte in discarica

Chiodi, pezzi ferro, arnesi lavoro agricoli diventano sculture

PALERMO, 23 settembre 2014, 15:36

Redazione ANSA

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ph. Giovanni Franco - RIPRODUZIONE RISERVATA

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ph. Giovanni Franco - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Giovanni Franco) Le discariche per lui sono delle 'miniere d'oro', da esplorare in cerca degli oggetti dismessi da trasformare in opere d'arte. Riciclando e elaborando pezzi di ferro o in legno. Eccoci a Misilmeri, nella bottega di Giusto Sucato, artista che gioca con la memoria. I suoi pezzi sono esposti nella galleria in corso 4 aprile, 86.
    "Quando vedo un reperto abbandonato - dice - già immagino come lo modificherò". E così chiodi, pezzi di ferro, arnesi del lavoro agricoli, aratri e zappe, sono diventati sculture o quadri. Alla rinfusa in un caleidoscopio di colori e forme fanno capolino pesci in alluminio e dipinti definiti antropologici delle sue prime produzioni che analizzano e bloccano per sempre gli ambienti rurali di un tempo. In una ricerca che fissa su tela le pareti scrostate interne ed esterne e i tetti di un ambiente del secolo scorso dopo gli anni Cinquanta. E ancora le sculture a forma di sedia dedicate ad altri grandi artisti del passato. Sucato si innamorò da giovane delle opere di Pablo Picasso. Al grande artista spagnolo dice di essersi sempre ispirato. Poi lentamente le sue creazioni hanno lasciato spazio alla ricerca sulla materia e sull'analisi degli oggetti della civiltà contadina. Sucato è un autodidatta: elabora di continuo le sue produzioni, che lo hanno portato negli anni a farlo conoscere, anche attraverso una serie di mostre, in tutta Italia. Un'analisi che ha sempre condotto dalla provincia, quei luoghi definiti una volta hinterland. Giusto ama ricordare episodi passati della sua vita: quando, ad esempio, incontrava Renato Guttuso alla Vucciria dove, negli anni '70, Sucato, gestì un locale per la vendita di vino, sfuso Agli inizi degli anni '80 intensificò, la sua collaborazione con il critico d'arte Francesco Carbone, scomparso, il 23 dicembre 1999. Insieme a lui lavorò alla realizzazione del museo etno-antropologico 'Godranopoli', ospitato in una palazzina di 240 metri quadrati con una pinacoteca d'arte contemporanea e una biblioteca di storia e di cultura siciliana. Aprì nel 1983. Poi la struttura chiuse dopo la morte di Carbone. "Certo - afferma Sucato - sarebbe stato importante che avesse continuato con le sue esposizioni a documentare la civiltà contadina e pastorale"

   
   

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