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In evidenza
In evidenza
(di Franco Nicastro)
L'intelligenza artificiale non può
minacciare la letteratura. "Mi pare impossibile che possa
scrivere un romanzo come il mio Pappagallo di Flaubert. E se ci
riuscirà intanto sarò morto" dice con un filo di ironia
anglosassone Julian Barnes, vincitore come autore straniero del
premio letterario Mondello.
Barnes torna a Palermo, e incontra i giornalisti alla
Fondazione Sicilia, dopo circa trent'anni, quando qualcuno lo
portò allora al bar di via Magliocco dove un cartello raccontava
che in quel locale Giuseppe Tomasi di Lampedusa aveva scritto il
Gattopardo. Barnes lo aveva letto e ne aveva visto la versione
cinematografica con quella celebre scena del ballo "che dura
venti minuti". Questa è la Sicilia della cultura che lo
scrittore inglese, tradotto e pubblicato da Einaudi, conosce
forse meglio di quella di Leonardo Sciascia che riconosce come
grande autore del Novecento ma con il quale non trova di avere
relazioni letterarie.
Non ne ha neppure con gli "scrittori politici" rivela
riprendendo un'osservazione di Gianni Puglisi, presidente del
premio Mondello, sul ruolo della letteratura nella formazione di
una coscienza critica.
"In Inghilterra - dice - abbiamo avuto solo due scrittori
politici, Aldous Huxley e George Orwell, che come nel caso di
Orwell sono stati predittivi: hanno in sostanza previsto
l'evoluzione della realtà". Barnes rivendica un altro registro
letterario, anche se confessa una sua contraddizione quale
autore di un libro 'predittivo' che ha anticipato la Brexit
dall'Unione europea. La distanza dagli scrittori politici, così
come li aveva raffigurati Jean-Paul Sartre, deriva dal suo
"scetticismo verso le teorie letterarie" e dalla sua critica
verso il condizionamento politico esercitato da paesi come
l'Unione Sovietica dove uno spartito di Dmitrij Shostakovich
venne strappato sul palco perché non era considerato in linea
con la visione musicale e politica del regime.
Nell'incontro introdotto dall'italianista Salvatore Ferlita,
Barnes dice di non scrivere pensando al ruolo della letteratura
ma per "raccontare il mondo" e rifuggendo dalle "verità altrui"
per evitare di perdere la propria autonomia.
Quello che oggi viene considerato uno dei maggiori autori
inglesi non vede tanta differenza tra la letteratura cosiddetta
"alta" e quella di genere (noir, per esempio), che non può
essere classificata come "inferiore". Non può fare a meno però
di richiamare il caso di due romanzi di levatura mondiale, come
Anna Karenina e Madame Bovary, che erano due "normalissimi
gossip" e sono invece diventati espressione di una letteratura
"alta".
Il primato della letteratura è per Barnes un argine al
rischio di una prevalenza della dimensione virtuale della vita
culturale. "È facile - osserva - farsi prendere dal pessimismo
quando si vedono tanti giovani attaccati ai cellulari. Oppure
davanti al fatto che pochi conoscono William Shakespeare come
grande autore".
La letteratura, si sa, è un "interesse di pochi" e per questo
bisogna aspettare che tanti ci arrivino da soli. L'intelligenza
artificiale suscita a Barnes serie preoccupazioni per la sua
capacità di diffondere fake come è accaduto a un autore inglese
a cui un video faceva dire parole mai pronunciate. Il problema
non è nuovo: già, ricorda Barnes, nel film Odissea nello spazio
un computer particolare, dotato di sentimenti, non rispondeva
agli ordini ricevuti.
Ecco la dimostrazione che rasserena il grande scrittore
inglese: "La letteratura prevarrà".
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