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Omicidio Gucci: Cassazione, Reggiani risarcisca Paola Franchi

Omicidio Gucci: Cassazione, Reggiani risarcisca Paola Franchi

La donna da 4 mesi conviveva con lo stilista quando venne ucciso il 27 marzo 1995

16 giugno 2014, 18:43

Redazione ANSA

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Paola Franchi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Paola Franchi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Franchi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Confermato dalla Cassazione a carico di Patrizia Gucci condannata per l'omicidio del marito Maurizio Gucci, il risarcimento di circa 700mila euro - 200mila per danni morali e quasi 500mila per danni patrimoniali - a favore di Paola Franchi, la donna che da quattro mesi conviveva con lo stilista quando venne ucciso il 27 marzo 1995. La Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso della Reggiani - da poco in semilibertà dopo 17 anni di carcere - contro il risarcimento deciso dalla Corte di Appello di Milano nel 2008.

In Cassazione la Reggiani - che deve ancora risarcire con 200 milioni di vecchie lire Giuseppe Onorato, il portiere dello stabile dove abitava Gucci con la Franchi, rimasto anche lui ferito nell'agguato all'imprenditore - non ha confutato "il diritto del convivente 'more uxorio' al risarcimento dei danni conseguenti all'uccisione del partner", dal momento che in proposito si è ormai affermato un "consolidato orientamento della giurisprudenza in ordine al riconoscimento di tale diritto".

La mandante dell'assassinio di Maurizio Gucci - dal quale ha avuto due figlie ormai grandi - ha invece sostenuto di non dover risarcire la Franchi in quanto la convivenza tra i due non aveva il carattere della "stabilità", dato anche che durava da soli quattro mesi. All'obiezione, la Cassazione - sentenza 13654 della Terza sezione civile - ha risposto che la Corte di Milano "con una pronuncia assai bene argomentata e supportata da logica impeccabile, ha ricostruito la natura e l'intensità del rapporto intercorso tra la Franchi ed il Gucci", definibile come un "rapporto 'more uxorio'.

Il verdetto rileva come quella convivenza sia stata "frutto di una comune scelta di vita" e che i "conviventi, per essendo andati a vivere insieme solo pochi mesi prima dell'omicidio dello stilista, avevano da molto tempo prima un rapporto serio e stabile, non limitato alle sole frequenti occasioni mondane, tanto che avevano coinvolto nel loro progetto anche i rispettivi figli, nati dai loro precedenti matrimoni". Nessuna importanza può essere data al fatto "che la materiale convivenza sia durata pochi mesi, poichè è pacifico che essa si interruppe per l'uccisione del Gucci", sottolinea il verdetto. Per quanto concerne l'entità del risarcimento, gli 'ermellini' hanno trovato corretto l'aver "ancorato" la quantificazione del danno patrimoniale "all'importo mensile dei costi dell'appartamento della coppia, proiettato nel futuro sulla base dell'età del defunto".

Si tratta della liquidazione di "un danno potenziale, fondato sulla ragionevole aspettativa della prosecuzione del rapporto paraconiugale". La somma, ad ogni modo, era stata fin dal primo grado diminuita di un terzo tenendo in considerazione "il rischio insito in un simile calcolo". Quanto ai 200mila euro per i danni morali patiti dalla Franchi, i supremi giudici osservano che la cifra è adeguata dato il "forte legame affettivo esistente tra la vittima e la Franchi". In primo grado la Franchi si era costituita in giudizio anche nell'interesse del suo figlio minore, ma la domanda risarcitoria in favore del ragazzino era stata respinta fin dal primo grado e la questione non era stata più riproposta.
   

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