"Una violazione comune e consapevole delle disposizioni di legge". Lo scrive il tribunale di Roma nelle motivazioni alla sentenza di condanna di Luigi De Magistris e del consulente tecnico Gioacchino Genchi ad un anno e tre mesi di reclusione per abuso d'ufficio sull'acquisizione di utenze telefoniche di alcuni parlamentari. La condanna era stata emessa il 24 settembre scorso e faceva riferimento all'epoca il cui il sindaco di Napoli, attualmente sospeso, era pubblico ministero a Catanzaro e titolare dell'inchiesta denominata "Why not". I tabulati dei parlamentari, secondo l'accusa acquisiti irregolarmente, erano quelli di Romano Prodi, Francesco Rutelli, Domenico Minniti, Antonio Gentile, Giancarlo Pittelli e Clemente Mastella.
Giudici, agito senza rispetto garanzie
"La logica era quella di procedere senza rispettare le garanzie per cariche parlamentari, affatto sconosciute, e di giustificare 'ex post' le violazioni che fossero emerse" per poi sanarle "con una ratifica successiva rinviabile ad oltranza". Così nelle motivazioni della sentenza di condanna di Genchi e De Magistris.
"L'obiettivo degli imputati non era quello investigativo, ma disattendendo le norme, era quello di conoscere il traffico dei parlamentari tramite l'acquisizione di tabulati: attività illecita perché dolosamente inosservante della legge Boato" si legge nelle motivazioni.
"La ragione che guidava il comportamento delittuoso era quella di utilizzare le comunicazioni dei parlamentari per 'incrociarne' le risultanze e collegare le inferenze di traffico con informazioni bancarie e localizzazioni così da tracciare contatti, relazioni, movimentazioni degli onorevoli nell'immanenza delle funzioni parlamentari esercitate" c'e' sempre scritto nelle motivazioni della sentenza di condanna.
Difensore, acquisì telefoni involontariamente
Non si comprende come si possa sostenere che il mio assistito volesse arrecare danno ai parlamentari in questione, posto solo che acquisì involontariamente i loro numeri di telefono". Questo il commento dell'avvocato Massimo Ciardullo, difensore di Luigi De Magistris insieme con il collega Stefano Montone, alle motivazioni della sentenza. "Siamo fiduciosi per il giudizio di appello: la sentenza sarà ribaltata in quanto il reato non sussiste né dal punto punto di vista soggettivo, né da quello oggettivo", conclude.
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