"Un'associazione di stampo mafioso che si avvale della forza di intimidazione e dell'omertà" dedita "all'estorsione, all'usura, al riciclaggio, alla corruzione di pubblici ufficiali per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici".
E' descritta così nell'ordinanza la Mafia Capitale identificata dall'inchiesta della Procura di Roma e che ha portato all'arresto di 37 persone.
Ognuno nella Cupola romana aveva il suo ruolo ma tutti rispondevano al "capo", ovvero Massimo Carminati, ex Nar e legami con la Banda della Magliana, che "sovrintende e coordina tutte le attività, impartisce direttive, fornisce loro schede per le comunicazioni riservate, individua e recluta imprenditori, mantiene i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali nonchè con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario con appartenenti alle forze dell'ordine e ai servizi segreti" Il suo braccio destro è Riccardo Brugia che "coordina il recupero crediti e l'estorsione e custodisce le armi del sodalizio".
Fabrizio Franco Testa, ex presidente di Tecnosky, invece è "testa di ponte della organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordina le attività corruttive dell'associazione, si occupa della nomina di persone gradite alla organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione".
Salvatore Buzzi, uomo del mondo delle cooperative, "gestisce le attività economiche della associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della accoglienza dei profughi, della manutenzione del verde pubblico".
Franco Panzironi, ex presidente Ama e Riccardo Mancini, ex ad Ente Eur, ""a libro paga, partecipano all'associazione fornendo uno stabile contributo per l'aggiudicazione di appalti pubblici, per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all'associazione e sono garanti dei rapporti dell'associazione con l'amministrazione comunale negli anni 2008/2013".
Carlo Pucci, dirigente di Eur Spa, "a libro paga, fornisce uno stabile contributo per l'aggiudicazione di appalti pubblici".
Luca Odevaine, già vicecapo di gabinetto con la giunta Veltroni, accusato "di orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti asilo", di cui fa parte, e di ricevere in cambio "una retribuzione di 5000 euro mensili".
La base logistica del sodalizio era un benzinaio a Corso Francia gestito da Roberto Lacopo attivo nel settore "dell'estorsione e del recupero crediti per conto dell'associazione"
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