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Greta e Vanessa: pizzaiolo in fascicolo di un altro sequestro

Greta e Vanessa: pizzaiolo in fascicolo di un altro sequestro

Ma non indagato. Vicenda 4 reporter italiani rapiti e rilasciati

20 gennaio 2015, 17:51

Redazione ANSA

ANSACheck

Greta e Vanessa a casa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Greta e Vanessa a casa - RIPRODUZIONE RISERVATA
Greta e Vanessa a casa - RIPRODUZIONE RISERVATA


 Il nome del pizzaiolo siriano Mohammed Yaser Tayeb comparirebbe in un'altra inchiesta su un sequestro avvenuto sempre in Siria nel 2013 e conclusosi con un rilascio. Si tratta del rapimento di 4 giornalisti italiani avvenuto il 6 aprile 2013. Sia in quel fascicolo, sia nell'attuale inchiesta sul sequestro Ramelli-Marzullo non è indagato. Il primo fascicolo della Procura di Roma nel quale comparirebbe il nome di Tayeb riguarda il sequestro dei giornalisti Amedeo Ricucci, Susan Dabbous, Andrea Vignali ed Elio Colavolpe, rapiti il 6 aprile del 2013 e rilasciati una settimana dopo. Il nome del pizzaiolo in particolare è contenuto in un'informativa del Ros, allegata al fascicolo, nel quale si trova trascritta un'intercettazione di una telefonata tra Tayeb e Greta Ramelli nella quale la ragazza gli descrive dettagli del viaggio in Siria e del progetto di pronto soccorso da realizzare ad Aleppo.

Adesso Vanessa e Greta cercano un po' di tranquillità, anche se le polemiche sul pagamento di un riscatto per liberarle dai loro sequestratori in Siria, dove sono state prigioniere dal 31 luglio a giovedì scorso, non accennano a placarsi (SPECIALE). Ieri Greta Ramelli, appena arrivata a casa a Gavirate, nel Varesotto, ha chiesto scusa. Oggi lo ha fatto anche Vanessa Marzullo, da Verdello in provincia di Bergamo. "Ovvio che abbiamo chiesto scusa - ha detto -. Greta ha detto le parole perfette: ci dispiace per il dolore che abbiamo causato". Però, ed è un però importante che risponde a tante critiche sulla loro decisione di andare come cooperanti nella Siria dilaniata dalla guerra civile, "non siamo responsabili del nostro rapimento. Siamo state chiuse per cinque mesi e mezzo" in vari rifugi.

Nei primi tempi, ha raccontato, ci sono state minacce di morte. E anche se non hanno subito violenze, la paura di non farcela c'era. Per questo c'è qualcosa che non rifarebbe. Anche se non dice cosa. Nella prigionia "l'unico conforto" è stato essere insieme. "Ci siamo supportate a vicenda", ha aggiunto Greta, che ha passato la nottata a parlare con il fratello e oggi è stata con parenti e amici. "Dal primo secondo all'ultimo - ha raccontato Vanessa - eravamo mano nella mano".

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Da quando, ieri, hanno lasciato Roma, le due ragazze non si sono più viste "ed è difficile stare lontano". Ieri si sono sentite al telefono per darsi la buona notte. Non si sa se hanno parlato dei titoli di giornali, delle dichiarazioni, di chi si scandalizza per l'eventuale riscatto, delle illazioni - "da ridere" secondo papà Salvatore - sui loro presunti rapporti con i terroristi. A proposito di riscatto, il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei Conti, perché accerti se c'è stato un danno erariale. E il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre (Pd), ha proposto per chi va nelle zone di guerra un via libera preventivo da parte delle autorità italiane, altrimenti si potrebbero prevedere delle sanzioni. A difendere le due cooperanti è stata Laura Boldrini, che prima di essere eletta presidente della Camera è stata portavoce dell'alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. "Ritengo che ci siano alcune polemiche veramente inaccettabili, insopportabili e non degne di considerazione - ha detto -. La solidarietà è un valore fondante anche nella nostra Costituzione". Secondo la presidente della Camera, "bisogna apprezzare lo slancio" di Greta e Vanessa anche se in contesti difficili "bisogna essere prudenti, bisogna avvertire le autorità dell'ambasciata, bisogna sapersi muovere". "Ma in passato - ha aggiunto - si è visto come anche le persone più esperte possono essere oggetto di sequestro". E per salvarle si paga un riscatto. A ricordarlo è stato il deputato Ncd Fabrizio Cicchitto. "Anche il governo Berlusconi fece gli stessi tipi di interventi per salvare Luciana Sgrena, e Calipari morì per questo, e le due Simona, quindi - ha osservato - su questo terreno le polemiche di parte sono inaccettabile esercizio di ipocrisia se si pensa a come erano formati e quali maggioranze avevano i governi Berlusconi". Per ora, le due giovani cooperanti non hanno alcuna intenzione di tornare in Siria: "continueremo ad aiutare da qua - ha assicurato Vanessa -. Non dimentichiamo che c'è un massacro in corso". "Non ci arrendiamo - le ha fatto eco Greta - adesso purtroppo le cose sono andate così ma il bene va fatto e le ingiustizie vanno combattute".

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