Un nuovo processo per dare giustizia alle vittime dell’Eternit; nuove azioni giudiziarie in sede civile per chiedere il risarcimento dei danni anche a carico dello Stato e delle sue strutture; la costituzione di un centro operativo, investigativo e di assistenza legale per le vittime; la prosecuzione di tutte le istanze di giustizia avanzate nei tribunali italiani; il ricorso alla Corte europea per i Diritti dell’uomo contro la sentenza che ha dichiarato la prescrizione del processo Eternit 1: queste le decisioni assunte nell’assemblea pubblica delle vittime dell’amianto organizzata dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona) e tenutasi a Casale Monferrato.
Nella Sala Tartara di Casale Monferrato hanno avuto voce tutte le vittime e i loro familiari, tornati a chiedere alla Procura della Repubblica di Torino di dar corso alle loro istanze di giustizia. L’Ona assisterà tutti quei cittadini che riterranno di dover chiedere il risarcimento dei danni per la prescrizione, sia con giudizi innanzi il Tribunale di Torino che alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, all’esito delle motivazioni che saranno depositate dalla Corte di Cassazione, il cui giudizio viene naturalmente rispettato e quindi assunto a presupposto delle azioni di risarcimento dei danni.
"Verrà costituito il Centro operativo di assistenza legale dell’Ona - afferma l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'onlus - e quindi tutti potranno essere assistiti gratuitamente. Servizio che si aggiunge a quello di assistenza medica gratuita dei medici volontari dell’Ona, per tutti i cittadini". "Prima di qualsiasi azione - spiega l'Ona - verrà rivolto un appello al nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinchè si faccia promotore dell’istanza di giustizia delle vittime dell’amianto per una nuova Norimberga, che porti alla condanna dei responsabili".
Alla conferenza di Casale Monferrato sono stati presentati anche i dati epidemiologici, che per il 2014 registrano circa 1.000 decessi nel solo Piemonte e più di 6.000 in tutta Italia. Tra gli interventi quello di Maurizio Ascione, sostituto procuratore della Repubblica di Milano, il quale ha ribadito che è possibile coniugare lavoro e salute e che maggiori investimenti in sicurezza portano con la tutela della salute e dell’ambiente anche minori spese sanitarie e assistenziali. Ascione ha messo in evidenza la necessità di una collaborazione dei cittadini e dei lavoratori con polizia e pm per la segnalazione dei casi di patologie di cui si sospetta l’origine professionale, ancora quando la vittima è in vita, proprio per permettere di raccoglierne le dichiarazioni, in sommarie informazioni, e per eseguire tempestivamente tutti i riscontri. E' intervenuto poi Luciano Mutti, presidente del Gime e coordinatore dei medici volontari dell’Ona per la cura del mesotelioma, il quale ha contestato la teoria della cosiddetta 'fibra killer', elaborata dalle difese degli imputati: "Queste teorie sono 'ad usus delphini', elaborate per esigenze giudiziarie, non certo leggi scientifiche. Spero che i giudici nel decidere tengano conto della letteratura internazionale e delle leggi scientifiche in base alle quali anche il mesotelioma è patologia dose-dipendente, e non vi è dubbio che l’utilizzo di sistemi di cautela avrebbe evitato l’esposizione e quindi gran parte dei casi di mesotelioma e di altre patologie dell’amianto, e comunque avrebbe sicuramente assicurato maggior latenza e quindi maggiore sopravvivenza".
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