Con l'arrivo della primavera,il 46,2% per cento degli italiani si cimenta nel giardinaggio per ridare smalto a giardini e terrazzi ma anche alla 'redditizia' attività del coltivare il proprio orto che, in tempi di crisi, assicura sporte di ortaggi a costo zero e di sicura genuinità e freschezza. E' quanto emerge dall'indagine Coldiretti/Censis "Gli italiani nell'orto" in occasione della presentazione della prima rete di "tutor dell'orto" - esperti di coltivazioni che aiutano gli aspiranti 'zappatori' con consigli e dimostrazioni a domicilio - promossa dalla Fondazione Campagna Amica in molte città. Il 46,2 per cento degli italiani afferma di coltivare da sé piante e/o ortaggi soprattutto per la voglia di mangiare prodotti sani e genuini (25,6 per cento), ma anche per passione (10 per cento) e in piccola parte per risparmiare (4,8 per cento), secondo Coldiretti/Censis. Si tratta peraltro di un interesse che ha una diffusione trasversale tra uomini e donne, fasce di età e territori di residenza. Ma emerge anche un particolare interesse tra i giovani: tra quelli compresi tra i 18 ed i 34 anni, infatti, la percentuale sale al 50,8 per cento e, per quanto riguarda il genere, a coltivare l'orto è oltre il 47,5 per cento degli uomini a fronte del 43 per cento delle donne, secondo l'indagine Coldiretti/Censis. Secondo Coldiretti, l'investimento per realizzare un orto in giardino è di circa 250 euro per 20 metri quadrati. Diverse le tipologie di orto su cui operare. Oltre che sul terrazzo, si può anche lavorare 'in verticale' con pannelli di legno in varie dimensioni con un substrato fertile e tante tasche nelle quali piantare verdure o fiori. E si può anche realizzare - conclude Coldiretti - un orto ecologico, "riciclando materiali, come plastica, vetro, alluminio o polistirolo per far crescere piantine nel rispetto dell'ambiente".
Triplicati gli orti urbani, a 3,3 mln mq - Gli orti urbani in Italia sono triplicati in due anni e hanno raggiunto il record di 3,3 milioni di metri quadri. E' quanto emerge da un' analisi della Coldiretti in occasione della presentazione della prima rete di "tutor dell'orto" promossa dalla Fondazione Campagna Amica. "Le coltivazioni degli orti urbani - sottolinea Coldiretti - non hanno scopo di lucro, sono assegnati in comodato ai cittadini richiedenti e forniscono prodotti destinati al consumo familiare. Oltre a rappresentare un aiuto per le famiglie in difficoltà, concorrono a preservare aree verdi residue tra le aree edificate destinate altrimenti all'abbandono e al degrado". A livello nazionale sono 57 le amministrazioni comunali capoluoghi di provincia che hanno messo a disposizione orti urbani per la cittadinanza. Si tratta in media di una percentuale pari a poco meno del 50 per cento del totale, ma esiste una forte polarizzazione regionale, con la percentuale che sale all'81 per cento nelle città del Nord (oltre che a Torino, superfici consistenti sono dedicate anche a Bologna e Parma, entrambe intorno ai 155 mila metri quadrati). Meno di due città capoluogo su tre al Centro Italia hanno orti urbani, mentre nel Mezzogiorno sono presenti solo a Napoli, Andria, Barletta, Palermo e Nuoro. A questi spazi 'legali' - prosegue Coldiretti -, se ne aggiungono altri occupati forzatamente da gruppi spontanei, spesso giovanili, che attuano la cosiddetta 'guerrilla gardening'. La crisi economica - conclude Coldiretti - fa dunque ricordare i tempi di guerra quando si diffondevano gli orti per approvvigionamenti alimentari. Sono famosi i "victory gardens" degli Stati Uniti e del Regno Unito dove nel 1945 venivano coltivati 1,5 milioni di appezzamenti sopperendo al 10% della richiesta di cibo. Ma sono celebri anche gli orti di guerra italiani nati nelle grandi città nell'osservanza dell'imperativo del Duce, "non (ci fosse) un lembo di terreno incolto".
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