Il kamikaze era già atterrato all'aeroporto di Fiumicino per pianificare e a mettere a segno un attentato terroristico a Roma, probabilmente in Vaticano, provocando la morte di centinaia di persone. Una strage come quella del mercato di Peshawar in Pakistan nell'ottobre del 2009 di cui si erano già sporcati le mani gli altri componenti della cellula, con base operativa a Olbia, di cui lui l'aspirante martire faceva parte. Uno scenario di terrore e morte quello con cui si sono confrontati gli investigatori della Digos di Sassari che tra ieri e oggi hanno sgominato una cellula terroristica affiliata ad Al Qaida.
"Il livello di allerta è massimo - ha affermato il premier Renzi - perché come ovvio che sia, l'Italia, come tutti i paesi occidentali, deve stare attenta e gli arresti di oggi sono un fatto positivo". Dieci le persone arrestate, 18 complessivamente le ordinanze di custodia cautelare richieste dalla Procura Distrettuale di Cagliari e firmate dal Gip Giorgio Altieri. Le accuse sono, a vario titolo, di strage, associazione a delinquere con finalità di terrorismo e di immigrazione clandestina con soggiorno e permanenza sul territorio nazionale di cittadini pakistani e afghani. Le indagini, coordinate dalla Divisione antiterrorismo e partite nel 2005 dopo un controllo di due pakistani al porto di Olbia, hanno impegnato gli investigatori per quasi sette anni, tra intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, ma hanno permesso di individuare un network terroristico attivo tra Sardegna, Lazio, Marche e Lombardia, con collegamenti diretti addirittura con Osama Bin Laden, e consentito di mandare in fumo l'attentato contro il Vaticano.
"Quella missione che noi ti abbiamo affidato, è importante eliminare il loro plar(capo)...Cosa hai fatto?... Ci sono tanti soldi sul loro papa (o baba), noi stiamo facendo una grande jihad contro di lui", dicevano gli indagati al telefono il 19 settembre del 2010 in una conversazione intercettata. Ma l'attentato sfumò per una serie di perquisizioni fatte scattare dalla Polizia e che obbligarono i vertici della cellula a ordinare il rientro dalla capitale del kamikaze e del suo accompagnatore, poi trasferiti nelle città in cui risiedevano le presunte 'menti' del gruppo terroristico: Sultan Wali Khan, 39 anni, considerato il capo della comunità pakistana di Olbia, promotore della moschea, arrestato ieri mentre si imbarcava per Civitavecchia; Hafiz Muahammad Zulkifal, 43 anni, imam di Bergamo e Brescia anche lui finito in manette. Proprio nel negozio di Olbia la Polizia riuscì a fotocopiare un biglietto con il voto al martirio del kamikaze.
E sempre a Olbia, secondo quanto emerso dalle indagini, la cellula ha organizzato la strage mercato di Peshawar, avvenuta ad ottobre 2009 in cui vennero uccise più di 100 persone, soprattutto donne e bambini, 250 i feriti. Una cellula ben organizzata responsabile di altri attentati in Pakistan consumati nel 2011 - tra i quali il sequestro e l'omicidio di quattro uomini appartenenti all'apparato di sicurezza pakistano e l'ordigno esplosivo piazzato su un'auto della Polizia che costò la vita a un agente - che avrebbe fatto arrivare ai gruppi terroristici fiumi di denaro. Ingenti somme che provenivano dai traffici legati all'immigrazione clandestina - secondo gli investigatori tra i 5-6 mila euro a immigrato - mentre altro denaro veniva recuperato a Olbia grazie alle collette organizzate da Sultan Wali Khan nelle varie comunità della Sardegna o, con le stesse modalitaà, dall'imam di Bergamo. I soldi venivano poi inviati con corrieri direttamente in Pakistan oppure in maniera occulta con il sistema cosiddetto "hawala".
Quattro le organizzazioni terroristiche, secondo gli investigatori, che hanno ricevuto nel corso degli anni circa tre milioni di euro, oltre ad Al Qaida anche Theerek E Taliban, Theerek e Enifaz e Sharia e Mihammadi. "Congratulazioni al nostro anti terrorismo, alla polizia e ai magistrati per la straordinaria operazione con cui è stata smantellata una rete di trafficanti di uomini e di persone accusate di terrorismo: significa che il nostro sistema funziona", ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano, commentando gli sviluppi di oggi. Parla invece di "fulmine a ciel sereno", il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru che sostiene come questa operazione imponga "alle istituzioni un impegno più forte nelle politiche del dialogo e del confronto fra le diverse etnie".
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