Dormono sui cartoni, per terra. Sdraiati su quell'asfalto che diventa incandescente di giorno. Non hanno acqua né cibo, non hanno bagni. Ce n'è solo uno, ed è a pagamento. L'ombra poi è poca, perché pochi sono gli alberi. E allora si sta stretti, tutti vicini, in 500 che di sera diventano 300, ad aspettare che le cose cambino. Sono gli 'invisibili' accampati nei pressi della Stazione Tiburtina, a Roma: alcuni immigrati provengono dai barconi che approdano nel Sud Italia, soprattutto etiopi ed eritrei, scampati alla fame e alle guerre, altri vengono dai centri di accoglienza che hanno poi deciso di abbandonare, altri ancora sono gli sgomberati di alcuni campi abusivi della capitale. Attendono un pullman che li porti via, verso una nuova vita: in Germania, Austria, o comunque nel Nord Europa, fanno capire.
Ma molti non hanno i documenti, e le cose per loro si complicano. Oltre al fatto che Berlino ha sospeso temporaneamente il trattato di Schengen fino al 15 giugno per il G7. E allora stanno fermi lì, a Largo Mazzoni, via Pietro l'Eremita e via Cupa, dove c'è un centro di accoglienza. La Croce Rossa Italiana, con un medico, infermieri e mediatori culturali, e un camper ormai fisso, provvede a dare loro i pasti e li assiste da un punto di vista sanitario. I farmaci sono forniti dalla Asl RmA. "Queste persone - spiegano dalla Croce Rossa - presentano malattie dermatologiche, hanno ustioni provocate dalla nafta dei barconi o ferite da arma da fuoco non curate.
Qui proseguiamo anche le terapie iniziate dopo gli sbarchi. Abbiamo circa 60 pazienti al giorno". Da stasera ci saranno nuove associazioni ad aiutare gli immigrati, ma anche parrocchie. Intanto alcuni passanti lasciano una bottiglia di acqua, qualche cosa da mangiare, o un po' di spicci. E loro, gli invisibili, ringraziano con larghi sorrisi, ma con la malinconia di chi non sa cosa ne sarà della propria vita. Di certo, per ora, c'è solo quel cartone sul quale dormire.
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