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Parigi: Barbara Serpentini, la miracolata italiana sfuggita al boia

Parigi: Barbara Serpentini, la miracolata italiana sfuggita al boia

Il killer le punta l'arma addosso, ma il kalashnikov non spara

23 novembre 2015, 21:11

Redazione ANSA

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Barbara, la miracolata italiana sfuggita al boia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Barbara, la miracolata italiana sfuggita al boia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Barbara, la miracolata italiana sfuggita al boia - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Mi sono messa le mani davanti agli occhi perché ho pensato che forse così non mi avrebbero vista". Sono le parole di Barbara Serpentini, la ragazza italiana di 18 anni miracolosamente sopravvissuta ai massacri jihadisti di venerdì 13 a Parigi. Quella sera la studentessa di Scienze Politiche è seduta ai tavolini esterni del ristorante Casa Nostra insieme all'amica quarantenne Sophia Bejali quando uno dei terroristi scesi dalla Seat nera della morte e armato di Ak47 spara raffiche che infrangono i vetri del locale. Dalle immagini della videosorveglianza l'uomo si avvicina alle due ragazze a terra, punta l'arma contro di loro come per ucciderle ma niente. Non si capisce se l'arma si sia inceppata o se fossero finite le munizioni.

"E' assurdo pensare che le nostre vite siano salve solo perché mancava una pallottola - dice Barbara in un'intervista con tanto di foto al Daily Mail - In un kalashnikov ci sono più di trenta cartucce ma aveva esaurito il caricatore e non ci ha potuto uccidere". E ancora: "Mi sento fortunata per la donna nel video ma non posso credere che quella donna sia io. So che è una follia, ma è come se mi vedessi dall'esterno. Mi sento comunque felice per la persona a cui è successo...". Il Daily Mail ha intervistato le due superstiti in un bar parigino ad appena 20 minuti da 'Casa nostra'. Barbara beve caffè, Sophia una tazza di tè. "E' venuto da me, mi puntava l'arma alla testa, è successo tutto in modo così veloce. E sono così fortunata, siamo così fortunate", racconta ora la quarantenne, aggiungendo: "Non mi sono resa conto di quanto fosse vicino".

"A un certo punto - gli fa eco Barbara - ho aperto gli occhi perché uno dei killer aveva smesso di sparare, davanti a me c'erano quei piedi, delle sneaker nere, ce l'ho avuto davanti per tanto tempo, magari erano pochi secondi ma a me è sembrata un'eternità. Non volevo incrociare il suo sguardo così ho chiuso di nuovo gli occhi. Era a pochi centimetri, a venti centimetri da me". Il terrorista poi sale a bordo di un'auto che sfreccia via. Le immagini in bianco e nero della videosorveglianza mostrano Barbara e Sophia uscire da sotto il tavolo e fuggire per la strada. "Abbiamo corso e bussato a una porta ma non volevano aprirci perché avevano paura - racconta Barbara - Abbiamo urlato e bussato a tantissime porte. Qui la gente muore, vi prego fateci entrare! Abbiamo provato due o tre porte ma erano chiuse. Alla fine ne abbiamo trovato una aperta e siamo entrate. Tremavo e non potevo parlare". Più tardi, Jasmine El Youssi, la cameriera del locale, 20 anni, è tornata fuori per confortare le vittime che stavano morendo per la strada. "Sono state le più fortunate, l'uomo armato era vicino e ha cercato di premere il grilletto. Che cosa sarebbe successo se le avesse uccise? Avrebbe fatto un passo dentro il locale e finito tutti noi. Avrebbe voluto uccidere più persone"

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