A quasi 22 anni dalla morte di
Ilaria Alpi la Corte d'appello di Perugia riapre il processo a
Hasci Omar Hassan, unico condannato per l'uccisione della
giornalista del Tg3 e dell'operatore Miran Hrovatin, avvenuta a
Mogadisco il 20 marzo del 1994.
I giudici hanno infatti accolto l'istanza di revisione del
processo presentata dagli avvocati Natale Caputo, Antonio
Moriconi e Duale Duglas, difensori del somalo ora affidato ai
servizi sociali a Padova dopo avere scontato 16 dei 26 anni
della condanna.
Istanza alla quale non si sono opposti il procuratore
generale Dario Razzi e le parti civili: la Rai e la madre di
Ilaria Alpi, Luciana.
La Corte ha anche ammesso tutti i testi indicati dalla difesa
e dal procuratore generale, una ventina, che saranno sentititi a
partire dalla prossima udienza, fissata per il 5 aprile.
Luciana Alpi era presente oggi in aula, come anche Hasci Omar
Hassan. Tra i due un abbraccio prima dell'udienza e un "buona
fortuna" da parte della madre della giornalista uccisa.
Nel provvedimento i difensori del somalo chiedono, in
sostanza, l'annullamento della condanna e il riconoscimento
della sua estraneità al duplice omicidio. Tra i testimoni
citati, considerato di particolare importanza, Ahmed Ali Rage,
detto Gelle, principale accusatore di Hassan, che indicò il
somalo come l'autore del duplice omicidio sostenendo di essere
stato presente al momento dei fatti per poi, anni dopo,
ritrattare completamente la sua ricostruzione. A sottolineare
oggi in aula la "estrema importanza della testimonianza di Gelle
e che questa avvenga il prima possibile" e' stato l'avvocato
della famiglia Alpi Domenico D'Amati.
Citata come testimone anche la giornalista della trasmissione
Chi l'ha visto?, Chiara Cazzaniga, che realizzò in Gran Bretagna
un'intervista a Ahmed Ali Rage.
Quasi tutti somali gli altri testi citati, che sarebbero
stati presenti sul luogo ed al momento dell'agguato.
"Ho aspettato molto tempo, oltre 16 anni, ma grazie a Dio
questo giorno è arrivato" ha affermato Hasci Omar Hassan
parlando oggi con i giornalisti. "E' stata una lunga sofferenza
- ha aggiunto - ma ora, dopo questo primo passo, aspettiamo di
sapere cosa decideranno i giudici. Sono molto contento".
Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, e Vittorio Di
Trapani, segretario dell'Usigrai, hanno auspicato che il
processo partito oggi riapra "la strada alla ricerca della
verità e della giustizia che sono le vere assenti di questa
tormentata storia".
Convinta dell'innocenza del somalo anche la madre della
giornalista uccisa che, oggi, ha ribadito come né lei né suo
marito abbiano mai creduto alla colpevolezza di Hassan. "Ahmed
Ali Rage non è mai apparso di persona a dire: quello e' uno del
commando" ha sottolineato la donna. "Noi, che non siamo avvocati
- ha aggiunto -, abbiamo capito perfettamente che c'era qualcosa
che non funzionava e abbiamo sempre sostenuto questo ragazzo".
Per Luciana Alpi in questi anni è stata "negata giustizia".
"Prima di andarmene - ha detto - voglio dare verità e giustizia
a Ilaria e Miran".
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