Ecco il testo della lettera anonima inviata a casa della famiglia di Lidia Macchi, poco dopo il suo omicidio nel 1987, che ha permesso agli inquirenti a quasi trent'anni di distanza di arrestare Stefano Binda.
Il testo integrale è scritto in stampatello su un foglio bianco, di quelli da inserire nei quaderni a ganci, su due colonne In morte di un'amica La morte urla contro il suo destino.
Grida di orrore per essere morte: orrenda cesura, strazio di carni.
La morte grida e grida l'uomo della croce.
Rifuto, il grande rifiuto.
La lotta la guerra di sempre.
E la madre, la tenera madre con i fratelli in pianto.
Perché io.
Perché tu.
Perché, in questa notte di gelo, che le stelle son così belle, il corpo offeso, velo di tempio strappato, giace.
Come puoi rimanere appeso al legno.
In nome della giustizia, nel nome dell'uomo, nel nome del rispetto per l'uomo, passi da noi il calice.
Ma la tetra signora grida alte le sue ragioni.
Consumatus est questo lo scritto dell'antichissimo errore E tu agnello senza macchia e tu agnello purificato che pieghi il capo timoroso e docile, agnello sacrificale, che nulla strepiti, non un lamento.
Eppure un suono, persiste una brezza ristoro alle nostre aride valli in questa notte di pianti.
Nel nome di Lui, di colui che cui ha preceduto, crocifissa, sospesa a due travi.
Nel nome del Padre sia la tua volontà.
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