Con la chiusura della porta dei Balcani occidentali al flusso dei migranti, si accentuano i timori tra i Paesi europei per l'attivazione di nuove rotte. Prova a ridimensionare l'allarme il ministro dell'Interno Angelino Alfano mentre la Turchia torna a puntualizzare la propria posizione rispetto all'Ue.
Alfano eventuale rotta migranti su Albania problema Ue non solo Italia
Gentiloni, lavoriamo per prevenire flussi verso Ovest - "Stiamo lavorando con le autorità greche e albanesi per prevenire lo sviluppo di traffici di migranti da parte di organizzazioni criminali". Lo ha detto il ministro degli Esteri Gentiloni a Malta rispondendo ad una domanda sulla chiusura della rotta balcanica e il rischio di un afflusso di migranti verso l'Adriatico. "Per ora non si registrano flussi verso Ovest, naturalmente questo rischio c'è". Il ministro ha anche sottolineato che "sul piano della rotta balcanica in generale quello che è fondamentale è che si realizzi una cooperazione con la Turchia e che nessun paese prenda decisioni unilaterali irreversibili e su questo credo che il vertice di lunedì debba prendere una decisione comune".
"L'Austria mantiene la sua politica, non farà passi indietro rispetto alla posizione che la rotta balcanica resta chiusa. I flussi incontrollati di migranti che si muovono nei Balcani deve diventare una cosa del passato", così il ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner. "Il problema più grosso è che i profughi hanno ancora speranze e aspettative, che vengono continuamente alimentate - dice -. La cosa più onesta da fare, è dire loro che ormai è impossibile passare dai Balcani perché la rotta è chiusa".
La rotta adriatica - "Fino a questo momento non abbiamo evidenza di questo flusso enorme" di migranti in arrivo sulla rotta adriatica. Così il ministro Angelino Alfano al suo arrivo al consiglio Affari interni Ue. "Siamo abituati a fare le previsioni ma anche ad osservare la realtà - spiega Alfano -. La logica ci suggerisce" che con la chiusura della rotta balcanica "si potrebbe aprire una rotta. Questo però ce lo fa dire la logica, ma oggi non i fatti". "Stiamo lavorando per rimuovere il presupposto che potrebbe determinare questa cosa negativa", dice Alfano. "Tutto il lavoro che è stato fatto in questi giorni con la Turchia serve ad evitare proprio questo - aggiunge -. In più noi stiamo lavorando con l'Albania, il presidente del Consiglio col primo ministro albanese ed io col ministro dell'Interno albanese che è venuto a Roma la scorsa settimana, e nei prossimi giorni andrò anch'io in Albania, per lavorare assieme".
La posizione di Ankara - L'accordo di riammissione in discussione con l'Ue prevede che "il numero di migranti che saranno rimandati alla Turchia non è di milioni" ma al massimo di "decine di migliaia". Lo ha spiegato all'agenzia statale Anadolu il ministro degli Affari Europei di Ankara, Volkan Bozkir. In base all'accordo di riammissione in discussione con l'Ue "la Turchia non riprenderà i rifugiati che si trovano già sulle isole greche", ma solo quelli che vi arriveranno a partire da una data futura da stabilire.
I NUMERI DEL FENOMENO
Nel 2016 sono sbarcati in Italia 9.307 migranti, in leggero aumento rispetto ai 9.117 dello stesso periodo dell'anno scorso. Le domande di asilo presentate dal primo gennaio al 4 marzo di quest'anno sono state 16.080: con questo ritmo si supererebbero largamente le oltre 80mila presentate l'anno scorso, che già erano state il 30% in più di quelle del 2014. A fornire gli ultimi numeri sull'immigrazione è stato il sottosegretario all'Interno, Domenico Manzione, in audizione al Comitato Schengen. Manzione ha segnalato, oltre a quello via mare, anche "un flusso via terra", prevalentemente afgani e pachistani di rientro dall'Austria: quelli rintracciati tra il primo gennaio e ieri sono stati 1.654. Come già registrato nella seconda parte del 2015, anche quest'anno gli sbarchi di siriani ed eritrei sono fortemente diminuiti, "dal momento che - ha spiegato il sottosegretario - queste nazionalità preferiscono decisamente la rotta balcanica". Attualmente, i migranti arrivano per lo più da Gambia, Senegal, Mali, Guinea, Costa d'Avorio, Marocco, Somalia, Sudan e Camerun.
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