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Stefano Ricucci e quell'estate dei furbetti di 11 anni fa

Stefano Ricucci e quell'estate dei furbetti di 11 anni fa

Primo round risiko. Dai falliti assalti a Bnl e Antonveneta la fine dell'era Fazio

20 luglio 2016, 12:55

Redazione ANSA

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Stefano Ricucci forografato in centro a Porto Santo Stefano (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Ricucci forografato in centro a Porto Santo Stefano (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefano Ricucci forografato in centro a Porto Santo Stefano (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

C'erano una volta le banche italiane alle prese con la scalata dall'estero, difese da una Banca d'Italia restia a consegnare il risparmio italiano nella mani di rivali straniere. Ma erano gia' arrivati l'euro e la Bce e la missione risultò  impossibile consegnando quell'estate del 2005 prima alle cronache finanziare, poi giudiziarie: fu l'estate dei furbetti del quartierino.

L'espressione fu usata da Stefano Ricucci, uno dei protagonisti, per definire il comportamento di Abn Amro (olandese) e Bbva (spagnola) e passo' invece a definire il comportamento dello stesso Ricucci, Coppola & Co, gli immobiliaristi come si chiamavano allora, scesi al fianco di banchieri come Giampiero Fiorani, quello che avrebbe baciato in fronte il governatore Antonio Fazio dopo aver ricevuto il via libera al tentativo di 'difendere' Antonveneta da Abn (e gli altri 'attori' parallelamente Bnl da Bbva). Tentativo fallito proprio per le intercettazioni che in quella estate rovente, tra fine luglio e agosto, accertarono le violazioni di legge e costrinsero Fiorani e la Unipol di Consorte (a cui gli stessi immobiliaristi avevano ceduto le quote di controllo in Bnl a meta' luglio) alla resa. Da li' a pochi mesi Fazio si dimettera' (il 19 dicembre) e iniziera' in Bankitalia l'era di Mario Draghi, Antonveneta finira' sotto il marchio Abn e poi, vittima anche questa di un'Opa, nelle mani del Santander per essere poi ceduta a Mps, con un'operazione che portera' anni dopo ad altre indagini e sara' al centro dell'ennesimo scandalo finanziario-giudiziario italiano culminato con l'addio di Giuseppe Mussari e il quasi fallimento del terzo gruppo bancario italiano.

Lo scandalo dei furbetti pero' segna anche uno spartiacque nel costume e nella societa', la frase diventa un modo di dire ben definito. Scoppia a fine luglio, appunto e il 5 agosto del 2005 Ricucci, ancora impegnato nel tentativo di scalata al Corsera contro il salotto buono della finanza milanese, mostra ottimismo e chiarisce che i ''furbetti del quartierino'' non sono gli immobiliaristi e la cordata Fiorani, ma ''gli altri'', le banche straniere. Ma vale a poco la precisazione: sui giornali i furbetti alla fine diventano quelli che fino a quel momento erano imprenditori sconosciuti, venuti spesso dalla periferia della Capitale o di altre citta' per salire alla ribalta con operazioni immobiliari eclatanti e sfide almeno apparentemente contro i Golia del gotha economico italiano. Gia' a fine agosto pero' il cerchio contro Fazio e i furbetti diventa sempre piu' stretto e in molti invocano le dimissioni del Governatore.

Si arriva ad un vero e proprio conflitto con il ministro dell'Economia (Giulio Tremonti riprende Via Venti Settembre a danno di Domenico Siniscalco) che sempre in quella estate infuocata del 2005 non delega il Governatore, come da tradizione, a rappresentare l'Italia al Development Committee della Banca Mondiale. Un duello che divampa fino all'addio di Fazio, che poche settimane dopo vedra' la nuova Bankitalia di Draghi stoppare l'acquisto di Bnl da parte di Unipol e la banca romana sotto l'egida di Bnp Paribas, segnando contemporaneamente la fine di un certo modo di intendere la vigilanza bancaria e la difesa dell'italianita', non ancora invece di quel capitalismo di relazione che ancora qualche tempo fa il premier Renzi ha messo sotto accusa come uno dei fattori di blocco del sistema Italia. Alla fine di quella stessa estate infatti, da Washington dove segue i lavori del Fmi, Giovanni Bazoli afferma che l'ipotesi di una scalata all'Rcs e' finita. L'operazione su Bnl e Antonveneta, invece, diventano il primo grande passo di un risiko che nel giro di soli due anni avrebbe portato alla nascita dei due grandi gruppi italiani (Intesa e Unicredit), alla penetrazione diretta di altri gruppi stranieri (Credit Agricole per esempio) e all'aggregazione di altri istituti che adesso deve fare spazio ad una nuova accelerazione in chiave aggregatrice dopo la riforma delle Popolari, voluta da Renzi e dall'Europa dopo l'arrivo dell'unione bancaria il 4 novembre scorso. Ma questa, probabilmente, sara' la cronaca del prossimo autunno.

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