ACCUMOLI (RIETI) - Un paese intero spazzato via dalla furia del terremoto, che già viveva una realtà difficile sul piano sociale, tenuta su solo dal turismo estivo, e che ora teme di essere davvero dimenticato. Accumoli (Rieti) si scopre in un incubo in 20, maledetti secondi, e sono in molti già tra la popolazione ancora attonita, chi in pigiama, chi solo in accappatoio, a dire che no, questo paese non verrà ricostruito. "Abbiamo paura di essere dimenticati, il patrimonio edilizio è del tutto compromesso", sintetizza tra le lacrime il sindaco, Stefano Petrucci. "L'Aquila è una ferita ancora fresca, sono passati sette anni e non è ricostruita, che cosa accadrà a noi?".
A spegnere ancora la speranza ci si mette la sorte, che si è accanita contro una delle poche coppie che aveva puntato sul borgo, che era rimasta a vivere in quota per contrastare lo spopolamento. Febbrili ricerche con ruspe, bobcat, pale, picconi, uomini e cani, ma non c'è stato nulla da fare, quattro vittime, i giovani Andrea Tuccio e Graziella Torrone e i giovanissimi figli Riccardo e Stefano in una comunità che ha patito anche altri lutti di persone anziane e non. La casa dei Tuccio è stata travolta dal crollo del campanile, altrimenti, forse, avrebbe resistito.
Il paese si trova a fronteggiare l'emergenza nel momento più delicato, quello in cui si riempie all'inverosimile per l'esodo di turisti estivi, molti dalla Capitale ma non solo. "Cercheremo di assistere tutti, ma è meglio che lascino il paese, per loro e per noi", esercita il realismo ancora il sindaco. I numeri sono spietati: 700 i cittadini residenti, articolati in ben 17 frazioni, alcune con poche decine di abitanti, 2.000 circa quelli che affollano ogni abitazione libera per la bella stagione. Questo surplus di popolazione ha aumentato sicuramente il numero degli sfollati, stimati in 2.500 dallo stesso primo cittadino, e si spera non faccia lo stesso con le vittime.
"Vivere qui è difficile in inverno, e molto - fa notare il presidente della Provincia di Rieti, Ettore Rinaldi - ma questa può essere la botta definitiva, la fine di questi centri".
D'altronde la scossa sismica si è portata via i punti cardinali: la stazione dei carabinieri, il bar, la chiesa, tutto scatastato e inagibile. La strada di accesso è costellata di massi caduti, che costringono a fare a zig zag per salire e rendono tutto più difficile. Di fronte alla casa dov'è morta la giovane famiglia c'è un pezzo di curva che si è staccato e sotto allo squarcio dell'asfalto si intravvede lo strapiombo, il parco pubblico è stato inghiottito per metà dalla terra e anche un'automobile è rimasta con le ruote incastrate nel terreno, prima di essere rimasta a spinta dai cittadini che erano in zona. La fermata del bus è diventato un ricovero temporaneo, freddo di notte e caldo di giorno, ma più o meno sicuro. Lì si trovano alcune bottiglie d'acqua, lì seduto un bambino piange sconsolato e dice alla madre: "Me ne voglio andare da qui". Con i dispersi ancora da trovare sotto le macerie, la sfida di Accumoli è già partita: dare a quel bimbo un motivo per restare
Riproduzione riservata © Copyright ANSA