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8 marzo: le ragioni del sì e del no alla piazza

8 marzo: le ragioni del sì e del no alla piazza

'Diventi un giorno di mobilitazione'. 'Non è lo strumento adatto'

ROMA, 08 marzo 2017, 17:05

Redazione ANSA

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Firenze - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Discutere o protestare. L'otto marzo del 2017 divide le donne sul dilemma che riguarda la scelta di scendere in piazza e scioperare, un'iniziativa indetta dal comitato 'Non una di meno' che ha provocato non pochi mal di pancia tra i sindacati.

All'appello sullo sciopero di 24 ore hanno infatti aderito solo le sigle di base e la Flc Cgil. "Vogliamo ridare all'otto marzo il senso di una giornata di mobilitazione", spiega Francesca Ruocco, della segreteria nazionale della Flc-Cgil. "C'è stato un appello a livello mondiale partito dalle donne argentine e statunitensi per una mobilitazione globale - aggiunge Ruocco -. Abbiamo aderito allo sciopero perché rappresentiamo una categoria composta dall'80% da donne e in gran parte da persone che educano contro la violenza di genere".

Per Lena Gissi, segretario Cisl Scuola, la quale pensa che ci sia poco da festeggiare, "l'otto marzo è invece proprio il giorno in cui non va praticato lo sciopero". I temi della violenza sulle donne, per esempio, "vanno affrontati con il dibattito - spiega -. Non abbiamo aderito alla mobilitazione, ma abbiamo organizzato incontri dal Piemonte alla Calabria. In un convegno con 150 persone a Roma non abbiamo distribuito mimose, ma abbiamo affrontato temi sociali che riguardano le famiglie, perché la preoccupazione delle donne è guardarsi intorno e aiutare i giovani a guardare l'altro genere con rispetto, con cura nei confronti della persona". 

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