"Tutti adesso gridano contro l'abuso delle intercettazioni e l'abuso della pubblicazione. È un'ipocrisia paurosa perché è una questione aperta da anni e anni con sollecitazioni frequenti e molto forti da parte delle alte istituzioni. Io personalmente ho messo il dito in questa piaga e non c'è mai stata una manifestazione di volontà politica per concordare provvedimenti che avessero messo termine a questa insopportabile violazione della libertà dei cittadini, dello stato di diritto e degli equilibri istituzionali". Così l'ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
"Ieri sera seguendo un dibattito in tv c'è stata una cosa che mi ha veramente molto colpito: tutti adesso gridano contro l'abuso delle intercettazioni e l'abuso della pubblicazione, non si sa quanto fedele, dei resoconti. Ma prima di ripetere le rampogne si chieda perché fino a oggi sono sfuggiti a qualsiasi soluzione normativa. Quella dell'abuso delle intercettazioni è una vicenda che si trascina in modo intollerabile", ha proseguito l'ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, conversando con i giornalisti, al termine della cerimonia di premiazione di Emma Bonino da parte dell'Ispi, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Napolitano è intervenuto anche nel dibattito sulla Legge Elettorale. "Evocare l'eventuale soluzione di un decreto, anche come arma estrema per uscirne tra qualche settimana, credo sia alquanto abnorme. Non è questo che ha suggerito la Corte Costituzionale" ha detto l'ex Presidente della Repubblicae.
"Penso che sarebbe assolutamente obbligatorio per qualsiasi forza politica che abbia un minimo di senso di responsabilità collaborare a un'intesa non piegata sul calcolo particolare o illusorio di nessuna singola forza politica" ha aggiounto .
Al termine di una cerimonia a Palazzo Giustiniani, Napolitano ha anche invitato le forze politiche a "leggere bene la sentenza prima di fare polemiche". "La sentenza - conclude - stabilisce che cosa non può essere riproposto e lascia campo molto libero al Parlamento per qualsiasi altro aspetto non toccato dalla Corte".
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