Dopo aver corso insieme nel deserto, Dion e Gobi sfidano insieme l'asfalto cittadino nella Milano Marathon, facendo insieme un tratto di gara "non più per competizione, ma per piacere".
Quando la star del libro fa il suo ingresso nella sede milanese della casa editrice Harper Collins, tutto l'ufficio accorre a renderle omaggio: lei, piccola e pelosetta, del genere bruttina ma simpatica, accoglie scodinzolante carezze, sorrisi e una ciotola d'acqua con il suo nome, ormai avvezza alle attenzioni che le vengono tributate da quando è diventata protagonista di una storia che ha fatto il giro di mezzo mondo. Una vicenda che ora è diventata un libro che porta il suo nome, 'Gobi', scritto dall'uomo che ha smosso mari e monti per portarla a casa, dalla Cina alla Scozia.
La loro storia - perché di storia d'amore, commovente e irta di ostacoli, si tratta - era diventata un caso già su internet, quando il mondo della corsa - l'ultramaratona, roba da fisici allenati e gusti estremi - si era appassionato alla cagnolina randagia che aveva iniziato a seguire tappa dopo tappa il corridore australiano Dion Leonard. Al termine della corsa nel deserto del Gobi, lui aveva deciso di portarla a casa con sé ma, in attesa delle pratiche burocratiche per il ricongiungimento, aveva dovuto affidarla all'organizzatrice della corsa, che era riuscita a perdersela. Di lì la scelta di tornare dalla Scozia alla Cina alla ricerca della cagnolina, con 38mila sterline raccolte sul web per finanziare l'impresa, e l'organizzazione di una squadra locale per rintracciare Gobi. La storia è finita sui giornali inglesi, e poi su quelli cinesi, fino ad arrivare alla casa editrice che ha pubblicato il libro in America ed Europa, e alla 20th Century Fox, che ne trarrà un film di cui dovrebbe essere protagonista Hugh Jackman.
Dietro questo successo, una verità banale: "Tutti - dice l'australiano Dion, che vive a Londra con la moglie - vogliono una storia commovente e coinvolgente come un giro sulle montagne russe". In gioco non c'è solo il rapporto tra l'uomo e il cane che lo ha scelto come compagno di viaggio, ma l'evoluzione del maratoneta: "Ho avuto un'infanzia difficile e correre una settimana nel deserto - racconta - è sempre stata un'occasione per rielaborare quanto di negativo mi è successo. Quando ho incontrato Gobi, che era malconcia e in difficoltà, ho sentito il suo bisogno d'amore e mi sono sentito responsabile per lei.
Aiutare lei è stato aiutare me stesso a far pace con la mia infanzia". Non a caso "ho fatto fatica ad arrivare alla fine delle gare cui ho partecipato dopo l'arrivo di Gobi, quasi come se - riflette il quarantenne atleta - non ne sentissi più il bisogno". O come se non volesse più allontanarsi da casa, ora che c'è lei a cui pensare.
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