(di Eloisa Gallinaro) (ANSA) Amal è morta a sette anni. Di fame. La foto del premio Pulitzer Tyler Hichs alla bambina yemenita, pubblicata dal New York Times, ha fatto il giro del mondo provocando reazioni sdegnate e offerte di aiuto ma non le ha salvato una vita irreversibilmente segnata da denutrizione e sofferenza.
Il viso reclinato con gli occhi già persi, le ossa a malapena ricoperte di pelle, le mosche sulle mani: è l'istantanea del dramma di questa sfortunata piccola, ma anche di altri 400 mila bambini che soffrono di malnutrizione acuta e di 11 milioni che hanno bisogno di "assistenza immediata", secondo i dati forniti dall'Unicef. E' anche il simbolo di un Paese, lo Yemen, e della sua guerra dimenticata che ha provocato "la peggiore crisi umanitaria nel mondo" denunciata oggi, finalmente, dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres che ha chiesto una "tregua immediata". Una foto dura, di quelle che i giornali hanno ritegno a diffondere, ma di cui il New York Times ha rivendicato la pubblicazione, perché "sarebbe stato un torto per le vittime di questa guerra pubblicare immagini 'ripulite che non riflettessero appieno la loro sofferenza".
Il giornalista Declan Walsh e il fotografo Tyler Hichs, hanno trovato Amal in un ospedale da campo a un centinaio di chilometri dalla capitale Sanaa assieme alla sua mamma Mariam. I tentativi di nutrirla con un po' latte ogni due ore non sono serviti a nulla: la bambina, ormai stremata, vomitava tutto. Dopo qualche giorno è stata dimessa, perché servivano i posti letto, con la raccomandazione di trasferirla in un ospedale di Medici senza Frontiere a pochi chilometri di distanza. Ma la famiglia non aveva soldi per lo spostamento e così è stata riportata nella sua capanna di paglia e plastica nel vicino campo profughi dove vivevano. Ha resistito tre giorni poi, il 26 ottobre, è morta.
La famiglia di Amal era scappata da Saada, roccaforte dei ribelli sciiti filo iraniano houthi al confine con l'Arabia Saudita, grande regista della guerra in Yemen. Il potentissimo principe ereditario di Riad Mohammed bin Salman non bada a spese per stroncare la rivolta contro il filo saudita presidente dello Yemen Abd Rabbo Mansur Hadi nel grande gioco che tenta di allontanare l'ombra dell'egemonia di Teheran: 18 mila raid aerei dal 2015 solo contro Saada e un intero Paese ridotto in macerie tra fame, malattie e assedi infiniti a città come Hodeidah.
Sono 8 milioni gli yemeniti che vivono grazie alle razioni delle Agenzie dell'Onu e presto potrebbero diventare 14 milioni: la metà della popolazione, ha denunciato Guterres. L'anno scorso il Paese è stato colpito dalla più grave epidemia di colera degli ultimi anni nel mondo con un milione di casi. E proprio oggi a Hodeidah l'Arabia Saudita ha schierato migliaia di soldati in funzione anti houthi mentre Amnesty International ha chiesto ai membri dell'Onu di rompere il loro "assordante silenzio" per denunciare le violazioni dei sauditi in Yemen. Ma dell' "opportunità per la pace" evocata dal segretario Onu per ora non c'e' traccia. E non c'è traccia di 'Amal', nome che in arabo significa 'Speranza'.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA