Mario era un uomo dal cuore d'oro. Sembra che tutti si siano messi d'accordo nel pronunciare questa frase, anche persone che non si conoscono tra loro. Lo ripetono come un mantra i suoi colleghi piegati dal dolore, il suo comandante, la moglie "che viveva per lui", gli amici di una vita, i negozianti di Campo de' Fiori, dove abitava. Nessuno si capacità che dalla scorsa notte Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma, non ci sia più. Trentacinque anni, originario di Somma Vesuviana (Napoli), suo padre, morto circa 10 anni fa, era un fabbro. La madre Silvia, casalinga, il fratello di 31 anni e la sorella di 19 ora lo piangono. Si era sposato da poco più di un mese, il 19 giugno scorso.
Gli amici più stretti erano partiti con lui a festeggiare l'addio al celibato. Poi le nozze, le foto sui social mentre lui e la moglie Rosa Maria sorridono e mostrano fieri al fede nuziale al dito. Il viaggio in Madagascar e il ritorno per festeggiare il suo compleanno in Italia. Era tornato dal viaggio di nozze lunedì scorso, non aveva ancora nemmeno disfatto i bagagli. "Eravamo tutti insieme a festeggiare poco più di un mese fa il suo matrimonio - racconta Raffaele - e oggi siamo qui a piangerlo. Amava il suo lavoro, amava l'Arma, e credeva in Dio". "Era una persona ironica, sempre sorridente e disponibile", ricordano gli amici. "Mario era un ragazzo d'oro, non si è mai risparmiato nel lavoro. Era un punto di riferimento per l'intero quartiere dove ha sempre aiutato tutti", sottolinea Sandro Ottaviani, il comandante della stazione di Piazza Farnese dove il vice brigadiere prestava servizio.
Quando non lavorava, Mario faceva volontariato: era barelliere per l'Ordine di Malta, ma accompagnava anche i malati a Lourdes e a Loreto. Il martedì sera invece era dedicato ai senza fissa dimora che vivono nei pressi della Stazione Termini. E' a loro che, dopo aver dismesso i panni da carabiniere, portava da mangiare. Donava i suoi abiti a chi ne aveva bisogno e se vedeva qualcuno in difficoltà lo aiutava, senza dirlo a nessuno. Cinque anni fa, mentre faceva il turno di notte nella sua caserma di Piazza Farnese, arrivò una chiamata. Era una mamma che abitava a pochi passi da lì, vedova. La sua bambina aveva 40 di febbre e lei non sapeva come portarla in ospedale. Mario si offrì di accompagnarle al Bambino Gesù e aspettò fino alla mattina. La donna scrisse al comando dei carabinieri elogiando quel gesto, e questo valse a Mario un encomio. Alla camera mortuaria all'ospedale Santo Spirito sono arrivati in tanti da Napoli: sono partiti alle 4.30 di stamani per venire a Roma e salutare l'amico di una vita. Raccontano che tornava spesso a Napoli, città della sua squadra del cuore, per cui tifava, ma anche di tanti suoi amici che andava quando possibile a trovare. Ma il suo cuore era Somma Vesuviana, suo paese natale, dove sognava di costruire una casa per stare più vicino alla madre, cui era legatissimo, e alla sua famiglia.
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