Era stato trovato carbonizzato nella sua auto a Roccella Jonica nel novembre scorso. E ora dalle indagini emerge una pesante accusa nei confronti della moglie, arrestata questa mattina insieme all'amante e al figlio del primo matrimonio. L'auto sarebbe stata data alle fiamme mentre era ancora vivo. I Carabinieri di Reggio Calabria, dalle prime ore di questa mattina, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, stanno dando esecuzione all' ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Locri nei confronti dei tre.
I tre sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell'omicidio di Vincenzo Cordì, avvenuto nella Locride tra il 12 e il 13 novembre dello scorso anno. Le indagini dei Carabinieri di Roccella Jonica, partite dal rinvenimento del corpo carbonizzato all'interno dell'auto, hanno consentito di far luce sul delitto e sul movente, inquadrato nell'ambito familiare. Ulteriori approfondimenti saranno resi noti nella mattinata.
Alle 17:00, il Procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D'Alessio, terrà una conferenza stampa presso il Gruppo Carabinieri di Locri in cui ricostruirà l'intera vicenda e come si arrivati a scoprire gli autori dell' omicidio.
Avrebbe tentato di spingere le indagini degli inquirenti sull'ipotesi del suicidio del marito, Susanna Brescia la donna arrestata dai carabinieri perché ritenuta colpevole, assieme al figlio avuto da un precedente matrimonio e all'amante Giuseppe Menniti, dell'omicidio del coniuge Vincenzo Cordì trovato carbonizzato all'interno di un'auto, in novembre, nel territorio del comune di San Giovanni di Gerace, nella locride. La donna, al fine di depistare le indagini, secondo quanto emerso dalla indagini dei carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica, coordinate dalla Procura di Locri, ha cercato di far credere agli inquirenti che il compagno avesse deciso di togliersi la vita a causa di un periodo di forte depressione che stava attraversando.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA