La prima ad arrivare è stata una signora con un lieve problema cardiaco, poi un'anziana caduta in casa con una brutta frattura. Chiuso dalla notte tra il 20 e il 21 febbraio scorso, quando venne accertato il primo caso di Coronavirus in Italia, quello di Mattia-Paziente 1, il pronto soccorso dell'Ospedale di Codogno, il comune del lodigiano che con altri nove è stato isolato in zona rossa, e che è il simbolo della battaglia contro l'epidemia, oggi ha riaperto i battenti.
Sono state una trentina, se non di più, tra cui pure un caso di sospetto Covid in seguito risultato negativo, e una signora di 90 anni positiva conclamata e trasferita da una casa di riposo dei dintorni per problemi di anemia, le persone che da stamani hanno ricominciato a rivolgersi al pronto soccorso dove 104 giorni fa tutto è cominciato. Pronto soccorso che, già allora sottoposto a una doppia sanificazione e nelle scorse settimane completamente risistemato, è ritornato alla normalità pur con una serie di accorgimenti e regole stringenti per evitare i contagi. Termoscanner all'entrata, vigilantes, triage, ingresso non consentito ai parenti (tranne in alcuni casi) e due percorsi distinti, Covid e no Covid. Astanterie con letti distanziati per un totale di 23 posti, zone filtro, una shock-room e 4 letti di terapia intensiva super attrezzati con pure ventilatori di ultima generazione e di fascia alta.
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