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Il Papa: sarà beato don Fornasini, prete partigiano

Papa

Il Papa: sarà beato don Fornasini, prete partigiano

Accusò apertamente i nazisti della strage di Marzabotto

CITTA DEL VATICANO, 21 gennaio 2021, 13:10

Manuela Tulli

ANSACheck

Sarà beato don Giovanni Fornasini, il sacerdote partigiano che fu ucciso dai nazisti nei giorni delle stragi di Marzabotto. Il Papa ha infatti autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a emanare il decreto riguardante "il martirio del Servo di Dio Giovanni Fornasini, sacerdote diocesano, nato il 23 febbraio 1915 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere e ucciso, in odio alla Fede, a San Martino di Caprara, il 13 ottobre 1944".

Il Papa ha scelto l'iter accelerato: viene riconosciuto il martirio e dunque per la beatificazione non sarà necessario il riconoscimento di un miracolo. E' ricordato come "l'angelo di Marzabotto" perché si prodigò in quei mesi per tante famiglie e riuscì a salvare molte persone dalla ferocia dei nazisti. L'Anpi ricorda che il giovane sacerdote, medaglia d'oro al valore militare alla memoria, fu vicino ai partigiani della Brigata "Stella Rossa". Il 18 ottobre 1998, il cardinale Giacomo Biffi aprì il processo canonico per la beatificazione di don Fornasini e di altri due sacerdoti (Ferdinando Casagrande e Ubaldo Marchioni), considerati i "martiri di Monte Sole".

Un cippo lo ricorda nel cimitero di San Martino di Caprara, con altri quattro parroci della zona assassinati dalle SS. Aveva solo 29 anni il parroco di Perticone quando fu brutalmente ucciso dai tedeschi. A raccontare quei tragici giorni era stata nel 2006 la nipote Caterina Fornasini nella deposizione al processo che si era tenuto a La Spezia per la strage compiuta dai nazisti in ritirata tra settembre e ottobre del 1944. "Era uscito per seppellire i morti della strage nazista di San Martino. E per sistemare il Santissimo nella chiesa, che era stata profanata dall'orrore della morte. Era uscito da ore, e noi - raccontava la nipote, che nel '44 era solo una bambina - non lo vedevamo tornare, ma non smettevamo di sperare. Avevamo la casa piena di tedeschi: festeggiavano il compleanno di un capitano. Bevevano, ridevano, si mettevano le parrucche e si vestivano da donna, con la musica altissima, mentre noi stavamo di sotto terrorizzati, appoggiati al muro. Volevano vino, mandavano la mamma in cantina a prenderne altro. Poi, alla sua domanda disperata sulla sorte dello zio, ridendo, le dissero: 'pastore? Kaputt!' L'avevano ammazzato". Un'altra nipote del parroco, Giovanna Fornasini, raccontò di come lo zio, ragazzo fra i ragazzi, insegnasse a cantare, facesse scuola, si dedicasse con passione ai giovani. "Poi venne la guerra: e fece tanto bene. Non diceva 'no' a nessuno, seppelliva i morti, benediva, consolava. Lo trovammo ammazzato dietro il cimitero di San Martino".

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