"Gli spazi a scuola sono quelli che sono. Quindi a settembre se si vorrà tornare con tutti gli studenti si dovrà abolire il limite del metro per il distanziamento, altrimenti non si riuscirà a tornare al 100%", ha detto il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, in un'intervista a InBlu2000. La scelta di far tornare in classe i ragazzi a 5 settimane dalle fine dell'anno scolastico, sottolinea Giannelli, è "una scelta politica che si effettua tenendo presente i pro e contro" e "ha un valore simbolico. Tutti noi speriamo che per settembre si riesca a raggiungere immunità di gregge".
Da lunedì almeno 7,6 milioni di alunni saranno in classe, l'89,5% del totale. In base alla capienza delle scuole e al "colore" delle Regioni, il numero di alunni in presenza per tutti gli ordini di scuola sarà compreso in una "forchetta" tra 7,6 e 8,5 milioni.
Il numero degli alunni in classe potrebbe oscillare - secondo stime Tuttoscuola - tra 7.611.372 e 8.506.765, cioè tra l'89,5% e il 100% dell'intera popolazione scolastica delle scuole statali e paritarie.
La variabilità riguarda le superiori. Si registrerà un significativo incremento rispetto ai 6 milioni e 850mila alunni (l'80,5%) a scuola in questa settimana.
Non sono previsti rientri generalizzati o uguali per tutti, ad eccezione di 5,7 milioni tra bambini della scuola dell'infanzia e alunni di primaria e secondaria di I grado che potranno essere tutti a scuola, compresi 106mila alunni del 2/o e 3/o anno della secondaria di I grado che nelle zone rosse questa settimana sono ancora in Dad. Per i 2,8 milioni di studenti degli istituti superiori invece le variabili in gioco, tra eventuali zone rosse e decisioni delle singole istituzioni scolastiche, sono numerose. Si può comunque stimare un numero minimo e un numero massimo di studenti delle superiori che dal 26 saranno in presenza. In particolare Tuttoscuola stima che si potrebbero avere al massimo tutti in presenza (2,8 milioni) e nessuno in Dad (ipotesi improbabile) oppure un minimo di un milione e 899mila studenti delle superiori a scuola e 895mila alternativamente in Dad. Le variazioni tra questi estremi dipendono dal dispositivo contenuto nel decreto che il Consiglio dei Ministri ha varato che prevedono che dal 26 aprile e fino alla conclusione dell'anno scolastico 2020-2021, è assicurato in presenza sull'intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l'infanzia, della scuola dell'infanzia, della scuola primaria (elementari), della scuola secondaria di primo grado (medie), e, per almeno il 50 per cento degli studenti, della scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici etc.).
Nella zona rossa, l'attività didattica in presenza è garantita fino a un massimo del 75 per cento degli studenti ed è sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nelle zone gialla e arancione, l'attività in presenza è garantita ad almeno il 70 per cento degli studenti, fino al 100 per cento. Tuttoscuola ha esaminato le ipotesi di minima: a) Confermata la zona rossa di Sardegna, Puglia e Valle d'Aosta e le altre regioni in zona gialla o arancione: 142.654 (50%) in presenza nelle zone rosse e altrettanti in DAD 1.756.390 (70%) nelle altre regioni e 752.738 in DAD. Totale in presenza 1.899.044 e in DAD 895.393. b) Nessuna zona rossa: in presenza 1.956.106 (70%) e in DAD 838.331. La differenza, comunque, sarebbe soltanto di circa 57mila in più o in meno, secondo le nuove stime della rivista specializzata. Partendo da queste due ipotesi si può risalire fino al massimo (teorico) di quasi 2,8 milioni di studenti delle superiori a scuola. Pertanto, dunque, da lunedì 26 aprile la forbice degli alunni in presenza per tutti gli ordini di scuola potrebbe oscillare complessivamente tra 7.611.372 e 8.506.765, cioè tra l'89,5% e il 100% dell'intera popolazione scolastica delle scuole statali e paritarie.
"L'aver cambiato in Consiglio dei ministri un accordo siglato dalla Conferenza delle Regioni con i Comuni tramite Anci e con le provincie tramite Upi" sulla presenza di studenti a scuola è "un precedente molto grave" che ha "incrinato la reale collaborazione tra Stato e Regioni", ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga intervenendo a Radio KissKiss, sostenendo che gli accordi si possono cambiare ma "riconvocando chi quegli accordi li ha presi". Fedriga ha dunque annunciato la convocazione per oggi di una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni. Fedriga ha spiegato che per rispettare una presenza a scuola di "un range da 60 al 100 per cento servirebbero dai 15mila ai 20 mila autobus in più", dunque non si tratta di una "scelta politica ma di limiti fisici", un fatto che "prescinde dalla sensibilità politica". Aver cambiato questo "un accordo siglato tra le istituzioni crea un precedente molto grave, credo non sia mai avvenuto", con un "problema politico istituzionale importante", ha aggiunto Fedriga ai microfoni di Radio KissKiss.
Sulla didattica in presenza "le regioni avevano chiesto di partire dal 60% ed in questo senso avevamo raggiunto un accordo. Il Presidente del Consiglio Draghi ha chiesto di fare uno sforzo ulteriore, ha posto un obiettivo minimo più alto, per cercare di far tutti meglio, ogni giorno. Nel decreto ci sarà scritto il 70%: ma non metteremo a rischio nessuno. Se non sarà possibile assicurare queste quote regioni ed enti locali potranno derogare. Stiamo lavorando per trovare la quadra". Così Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, durante la registrazione di "Iceberg", in onda stasera su Telelombardia.
Le nuove disposizioni del Governo rendono possibili le lezioni in aula negli atenei. La Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) "sente fortemente la responsabilità di riportare la didattica in presenza e di aprire alle studentesse e agli studenti aule, biblioteche e laboratori". Oggi quindi, la Crui ha avviato i piani di rientro per i prossimi mesi, anche per le sessioni di esami e di laurea. I rettori "ritengono centrale che questo rientro, seppure parziale e graduale, accompagni la vita nei nostri campus verso il prossimo anno accademico e una nuova normalità".
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