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Camorra, minacce a Saviano e Capacchione: due condanne a Roma

Camorra

Camorra, minacce a Saviano e Capacchione: due condanne a Roma

Lo scrittore: il clan non è invincibile. 'La sentenza dà speranza ma non mi restituisce 15 anni di scorta'

ROMA, 24 maggio 2021, 15:49

Redazione ANSA

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Saviano e Capacchione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Saviano e Capacchione - RIPRODUZIONE RISERVATA
Saviano e Capacchione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Due condanne e una assoluzione per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione fatte in aula durante il processo di appello Spartacus a Napoli ai boss dei Casalesi nel 2008. E' quanto disposto dalla quarta sezione penale di Roma che inflitto 1 anno e mezzo di carcere per il capoclan Francesco Bidognetti e 1 anno e due mesi gli avvocati Michele Santonastaso. Assolto per non avere commesso il fatto il terzo imputato, l'avvocato Carmine D'Aniello. L'accusa nei loro confronti è minacce aggravate dal metodo mafioso.

Nel procedimento si sono costituite parte civile la Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dall'avvocato Giulio Vasaturo, e l'Ordine dei giornalisti della Campania. Alla lettura della sentenza era presente lo scrittore Saviano.

"Questo processo non risarcisce, ma è stata una lunga battaglia che ha dimostrato come il clan dei Casalesi non sia invincibile". Lo ha affermato lo scrittore Roberto Saviano commentando la sentenza. "E' stato un processo delicato che ha raccontato come un clan abbia cercato di intimidire chi scriveva del suo potere. Una sentenza - aggiunge - che mi dà speranza, ma che non mi restituirà i 13 anni di dibattimento e i 15 anni di vita sotto scorta. Vivere sotto protezione vuol dire vivere perdere la propria vita. Sono contento anche per Rosaria Capacchione, vittima di anni ferocissimi e sottoposta ad attacchi. Sono contento, infine, che questa sentenza sia stata pronunciata a Roma perché dimostra come il problema della criminalità non riguardi solo il Sud".

"Speriamo che da questa sentenza arrivi il messaggio che non si può impunemente aggredire chi fa informazione, né che si possa fare in una aula di giustizia. Noi saremo sempre al fianco dei cronisti, anche quelli meno noti, precari, o che non hanno la forza di denunciare. Una sentenza che ci impegna ad essere sempre più presenti". Ha affermato il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, commentando la decisione del tribunale di Roma.
   

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