Le donne affrontano notevoli svantaggi nel mercato del lavoro europeo. Hanno una minore probabilità di occupazione, sono impiegate in lavori meno gratificanti dal punto di vista economico e guadagnano salari più bassi degli uomini anche quando svolgono lavori comparabili. Questi divari di genere sono esacerbati per le donne immigrate, che si devono confrontare con penalità sul mercato del lavoro superiori a quelle dei migranti uomini. Solo una donna immigrata su due lavora in Italia. E' quanto emerge dal sesto Rapporto annuale sull'integrazione economica degli immigrati in Europa, curato da Tommaso Frattini con Irene Solmone, pubblicato dall'Osservatorio sulle Migrazioni del Centro Studi Luca d'Agliano (LdA) e della Fondazione Collegio Carlo Alberto (CCA) di Torino.
Le donne rappresentano più della metà della popolazione immigrata totale in Europa (52%) e, tra i paesi europei con una significativa presenza straniera, l'Italia è quello con la più alta percentuale di donne sul totale della popolazione immigrata (55%).
L'istruzione più elevata delle donne immigrate rispetto agli uomini è una caratteristica della maggior parte dei paesi europei, anche se l'istruzione di migranti uomini e donne è fortemente correlata: i paesi di destinazione che ricevono le donne più istruite, accolgono anche gli uomini più istruiti, e viceversa. Nonostante il migliore livello di istruzione, in buona parte dei paesi europei le donne immigrate hanno una probabilità di occupazione inferiore a quella degli uomini immigrati (-13,6%). Una situazione che non è variata negli ultimi dieci anni.
Le donne immigrate in Europa sono impiegate molto più frequentemente degli uomini immigrati in lavori poco pagati e poco qualificati. Svolgono principalmente occupazioni elementari (24% contro 14% per gli uomini immigrati), in particolare nei lavori di pulizia (quasi una su 5 contro il 2% per gli uomini immigrati). Anche a causa di questo, le donne immigrate guadagnano meno e i loro redditi sono tra i più bassi di quelli nazionali. Dato che si aggrava ulteriormente in Italia.
Non solo i livelli di istruzione degli immigrati in Italia sono inferiori alla media europea (e tra i più bassi in Europa, come quelli dei nativi italiani), ma non sono affatto migliorati nell'ultimo decennio e mezzo. Meno di un quinto (17%) delle donne immigrate in Italia ha un'istruzione terziaria e, tra le aree di origine, questa quota è più bassa tra le donne africane (9% contro il 23% in Europa). I tassi di occupazione tra le donne immigrate e le donne italiane sono molto simili e sono entrambi tra i più bassi in Europa. Non solo, il gap tra i tassi di occupazione tra uomini e donne immigrate è tra più alti in Europa ed è addirittura cresciuto negli ultimi 5 anni: solo una donna immigrata su due lavoora in Italia.
Le donne immigrate in Italia sono considerevolmente più povere della media europea: in Europa metà delle donne immigrate è nel 30% più povero, in Italia metà è nel 20% più povero.
Questo perché sono occupate in particolare nei lavori elementari (lavori a basse competenze e bassa remunerazione) in Italia e in altri paesi dell'Europa meridionale: circa un terzo delle donne immigrate in Italia, Grecia e Spagna sono impiegate in un lavoro elementare (contro 24% in Europa). In Europa infine una donna immigrata su 10 svolge un lavoro di cura.
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