E' indagato per truffa ai danni dello Stato Riccardo Bossi, primogenito del fondatore della Lega Umberto Bossi. Secondo gli inquirenti tra il 2020 e il 2023 ha incassato indebitamente il reddito di cittadinanza.
Il pubblico ministero della Procura di Busto Arsizio (Varese) Nadia Alessandra Calcaterra ha depositato l'avviso di conclusione indagini e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio.
Riccardo Bossi, assistito dall'avvocato Federico Magnante, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Avrà ora 20 giorni di tempo per chiedere di essere ascoltato e depositare memorie difensive.
Stando a quanto ricostruito dal pm Calcaterra, il figlio del Senatur ha percepito 280 euro ogni mese per 43 mensilità per un ammontare complessivo di 12.800 euro. L'erogazione del reddito di cittadinanza era però collegata al canone di locazione di un appartamento come sostegno al pagamento. Appartamento dal quale, però, secondo quanto accertato dagli inquirenti, Bossi era già stato sfrattato in quanto moroso. Di qui la contestazione del reato.
Dai rally alle aule giudiziarie
Non è la prima volta che Riccardo Bossi, 45 anni, primogenito del fondatore della Lega Umberto Bossi finisce all'onore delle cronache. Un passato da pilota di rally, l'idea accarezzata di andare all'Isola dei famosi, Bossi è stato coinvolto anche in altre
vicende giudiziarie. L'accusa di truffa ai danni dello Stato,, è l'ultima di una serie che ha costellato la vita "avventurosa" di Bossi jr, nato dal primo matrimonio del senatur con Gigliola Guidati.
Sposatosi nel 2005 nella chiesa di Sant'Antonio della Motta a Varese con Maruscka Abbate da cui ha avuto una figlia, si è
separato dopo cinque anni e la gioia di una figlia. È stato poi assunto come assistente da Matteo Salvini ma la frequentazione
del partito è durata poco: alla politica Riccardo preferì i rally dove gareggiò come pilota ufficiale.
Nel 2016 è stato portato in tribunale a Busto Arsizio con l'accusa di non aver mai pagato preziosi di lusso acquistati in una nota gioielleria della cittadina in provincia di Varese. Nel dettaglio Bossi lasciò il negozio con un Rolex Daytona, un collier di Bulgari e un anello per un ammontare complessivo di circa 27mila euro. Nel 2017 comparve con l'accusa di truffa e insolvenza fraudolenta davanti ai giudici del Tribunale di Varese per non aver pagato i conti ad un gommista, ad un negozio di lampade e a un distributore di benzina.
E sempre nel 2016 fu coinvolto nell'inchiesta della Procura di Milano The Family: accusato di aver utilizzato 158mila euro delle casse della Lega per acquisti personali. Tra le voci di spesa comparivano noleggi auto, le rate dell'università dell'Insubria, l'affitto di casa, il mantenimento dell'ex moglie, l'abbonamento alla pay-tv, luce e gas e anche il veterinario per il cane. Nel 2020 è stato
denunciato per non aver pagato un salatissimo conto (240 euro) di una cena a base di champagne in un ristorante di Milano.
Poche settimane prima aveva fatto la stessa cosa a Firenze eludendo un conto da 66 euro. Ora la Procura di Busto si prepara
all'ennesima richiesta di rinvio a giudizio. Contattato il suo avvocato Federico Magnante al momento ha preferito non
rilasciare dichiarazioni.
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