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"Il no arrivato tardi": difesa, nessuna violenza

"Il no arrivato tardi": difesa, nessuna violenza

Legale: 'Con il dissenso si è fermato. Applicata la legge'

MILANO, 25 giugno 2024, 17:54

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il mio assistito non ha potuto, perché non era possibile, percepire un dissenso immediato, ma quando la presunta persona offesa ha espresso il suo diniego si è immediatamente fermato". Lo spiega in una nota l'avvocato Ivano Chiesa, legale dell'ex sindacalista in servizio a Malpensa Raffaele Meola, in merito alla conferma ieri da parte della Corte d'Appello di Milano dell'assoluzione dall'accusa di violenza sessuale nei confronti di una hostess che a lui si era rivolto nel 2018 per una vertenza sindacale.
    Una sentenza che già in primo grado aveva fatto discutere e che ieri è stata bollata dall'Associazione Differenza Donna come un passo "indietro di 30 anni".
    È evidente, spiega il legale Chiesa, "che non vi è stata alcuna violenza e che l'approccio precedente all'espressione del dissenso non può integrare il reato, tanto più se vi è stato, come nel caso che ci interessa, un comportamento silenzioso per 30 secondi. I 'famosi' 30 secondi - aggiunge - che hanno tanto scandalizzato tutti e che invece, in situazioni come questa, sono più che sufficienti per escludere la sussistenza del reato".
    Questo, spiega ancora il difensore, "è il diritto penale e questo è il diritto che è stato applicato dai Giudici di merito". Ciò nonostante "il mio assistito è stato, per la seconda volta, additato al pubblico ludibrio con pubblicazione di nome e cognome come se fosse stato condannato, quando invece, ripeto, è stato assolto per la seconda volta".
    Articoli e commenti, prosegue, "basati sulla totale non conoscenza degli atti e della vicenda sono espressione soltanto di un becero moralismo e manifestano per di più disprezzo verso la funzione giudiziaria. In realtà - scrive ancora Chiesa - le caratteristiche di tempo e di luogo della vicenda e le modalità della condotta, giustificano appieno le sentenze di assoluzione per insussistenza del fatto".
    E conclude: "Ho avuto mandato dal mio assistito, visto il tenore dei commenti, di agire in sede giudiziaria per tutelare la sua immagine e la sua onorabilità".
   

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