''Praecipua cenationum rotunda, quae perpetuo diebus ac noctibus uice mundi circumageretur''. Lo scrittore latino Svetonio descriveva cosi' nella sua 'Vita dei dodici Cesari' (Nero XXXI), la sala da pranzo più importante della favolosa Domus Aurea fatta costruire dall'imperatore Nerone. Una sala rotonda, spiega lo storico romano, che ''girava continuamente, giorno e notte, su se stessa, come il mondo''.
Di fatto una meraviglia nelle meraviglie, gioiello di una dimora che ''si estendeva dal Palatino all'Esquilino'', così grande da essere definita 'rus in urbe', 'campagna in città', un grande parco un po' come Villa d'Este, realizzato espropriando e confiscando il tessuto urbano dei colli Esquilino, Oppio e Celio Una casa tanto vasta, ''che la circondava un portico, a tre ordini di colonne, lungo mille passi'', scrive Svetonio, e nel cui vestibolo era stata rizzata una statua colossale dell'imperatore, ''alta centoventi piedi''.
E' sempre Svetonio a parlare di un lago artificiale, uno specchio d'acqua ''simile al mare'', scrive, circondato da edifici ''grandi come città''. Intorno, racconta, c'era anche tanta campagna, un'estensione dove si vedevano campi coltivati, vigneti, pascoli e foreste, abitati da ''ogni genere di animali domestici e selvaggi''.
Nel resto dell'edificio, testimonia sempre lo storico romano, ''tutto era ricoperto d'oro e rivestito di pietre preziose e di conchiglie e di perle; i soffitti delle sale da pranzo erano fatti di tavolette d'avorio mobili e percorsi da tubazioni, per poter lanciare sui commensali fiori oppure profumi. La principale di queste sale era rotonda, e girava continuamente, giorno e notte, su se stessa, come il mondo; nei bagni fluivano le acque del mare e quelle di Albula''. Quando un tale palazzo fu terminato e Nerone lo inauguro', conclude Svetonio, ''tutta la sua approvazione si ridusse a dire a che finalmente cominciava ad avere una dimora come si addice ad un uomo''.
Nato nel 70 d.C., attivo al servizio dell'imperatore Adriano e già forse prima con Traiano, Gaio Svetonio Tranquillo è però la voce di quella Roma che dell'imperatore Nerone vuole dare un'immagine negativa, quella dell'imperatore affetto da personali manie di grandezza. In realtà la storiografia più recente riabilita Nerone: La Domus aurea, sottolinea la soprintendete all'archeologia di Roma e Ostia Antica Maria Rosaria Barbera, ''faceva parte del sogno urbanistico di Nerone, che aveva molti meriti e l'ambizione di fare di Roma una metropoli di livello ellenistico sul modello di Alessandria d'Egitto''.
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