Anita Ekberg, era una diva che non passava inosservata, e l'ultimo red carpet che l'ha vista protagonista al Festival di Roma del 2010 per il restauro della Dolce Vita, era stato un vero e proprio show, tra applausi dei fotografi e standing ovation dei presenti in sala che lei, con commozione e persino stupore, aveva ricambiato con un ''allora vi ricordate ancora di me!'' regalando ricordi e ironia.
Fino all'ultimo l'attrice Miss Svezia che Fellini scelse nel '59 per giunonica bellezza dalle misure leggendarie era stata incerta se tornare alla ribalta per i 50 anni di quel film che l'aveva resa celebre ma che diceva di non sopportare più.
Magra rispetto a qualche anno prima, segnata dall'età che ''non mi fa ricordare le cose'' diceva,, claudicante dopo una brutta caduta e una successiva operazione, Anita Ekberg si era presentata all'Auditorium in pantaloni e maglia neri, con la stampella a sorreggerla e un'aria quasi spaesata. I fotografi l'avevano applaudita. Lei aveva fatto l'inchino.
Poi in sala l'accoglienza a suo dire ''imprevista''. Quando Vincenzo Mollica l'aveva chiamata sul palco e lei da dietro le quinte non arrivava, ci sono stati momenti di suspence poi fugati alla sua apparizione. Tutti in piedi e lei a scusarsi: ''mai pensavo di ricevere questo omaggio''. Cosi' quando il giornalista del Tg1 le aveva chiesto un ricordo, la Ekberg del cui caratterino erano tutti a conoscenza, sbotta: ''mi hai rotto, sono 50 anni che mi fate queste domande sulla Dolce Vita.
Io voglio dimenticare. Il successo mi ha fatto piacere, mi ha fatto pensare che allora come attrice non ero cosi' male, ma tutto è cominciato e finito con quel film''. Poi a forza di insistere, si era lasciata andare agli aneddoti spassosi: ''Mastroianni aveva paura dell'acqua gelata, e quella della Fontana di Trevi di notte a gennaio lo era drammaticamente. Io lo aspettavo nell'acqua, intirizzita, con il freddo che mi saliva alle gambe dal vestito aperto e lui si scolava una bottiglia di vodka o di whisky per farsi coraggio, io invece patate fritte e un buon bicchiere di vino.
Poi finalmente arriva, sotto il vestito aveva stivaloni di gomma alti, come quelli dei pescatori, peccato che cadde faccia in avanti. E' brutto parlare cosi' di chi non c'e' più ma e' tutto vero. Fu portato in roulotte, spogliato, asciugato, stirato.
Torno' da me, sempre più gelata, e di nuovo cadde. Questo per tre volte: le gambe non me le sentivo più. Avete capito perchè non lo dimenticherò mai finche' non muoio''.
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