I cartelli di Medellin? Solo un'illusione, un modo per trovare un unico nemico, la frontiera del Messico è invece una vera e propria zona di guerra dove non ci i sono buoni o cattivi, ma solo lupi: gli unici che riescono a sopravvivere. Con questo spirito arriva in concorso 'Sicario', thriller di frontiera che accusa l'America del regista canadese Denis Villeneuve, con Emily Blunt, Benicio Del Toro e Josh Brolin, che sarà in sala dall'11 settembre con la 01. Un film duro che racconta come nella zona di frontiera tra Stati Uniti e Messico ci si ritrovi in una vera e propria zona di guerra, in un territorio di non-diritto. Cadaveri in decomposizione e murati nelle case, sparatorie tra la gente, mine, immigrazione clandestina, Sicario ci porta in una situazione da Afghanistan, dove il corpo d'elite Usa vive protetto in un fortino.
In un mondo dove per "sopravvivere bisogna essere dei lupi" piomba l'unica persona pulita, ovvero l'idealista Kate (Blunt), agente del Fbi arruolata per unirsi ad un gruppo d'intervento d'elite contro il traffico della droga. Qui si ritrova a condividere le giornate e le azioni di guerra contro i cartelli della droga con un agente governativo, Matt (Brolin), e un enigmatico consulente che nasconde un segreto, Alejandro (Del Toro). Kate imparerà molte cose da questa esperienza e, su tutto, che i cattivi sono dall'una e dall'altra parte.
Il film, dice Denis Villeneuve (Prisoners, Enemy), "pone molte domande ma non pretende di dare delle risposte. In questa regione del mondo la violenza è onnipresente e l'America ha una responsabilità rispetto a questa violenza coperta dal silenzio.
Una sorta di omertà. E questo silenzio è ancora più terribile.
In questo film non parlo di Messico, ma di Stati Uniti".
Per Benicio Del Toro, Sicario "è un film coraggioso perché racconta di un paese, a cui sono ovviamente legato, in un modo nuovo. Insomma credo che Villeneuve si sia preso dei rischi con questi personaggi. Io credo nella giustizia ma la droga è un gran problema per tutti: Messico, Stati Uniti ed Europa".
E ancora il regista, a cui è stato affidato il sequel di Blade Runner: "Sì, c'è molta violenza nel film, ma è una violenza di cui - ribadisce - ha responsabilità l'America.
Quando ho scoperto questa sceneggiatura ne sono rimasto affascinato proprio per questo motivo".
Dive invece Emily Blunt: "Ho accettato questo ruolo anche se sapevo che era un film violento. Certo, nel mio personaggio ci sono delle vulnerabilità di fronte al male, ma non mi sono mai posta il problema di trasformare Kate in modo più femminile.
D'altronde ci sono molte donne dure nel mondo.
Conclude, invece, Josh Brolin: "Il film è davvero coraggioso.
Ci sono tanti innocenti che muoiono per i cartelli della droga e questo perché c'è una grande domanda di droga negli Stati Uniti".
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