"La scena che preferisco? Quella in cui mi avvicino a Isabelle e finalmente ci abbracciamo, i baci sono essenziali nella vita": chi parla è Gerard Depardieu e la Isabelle è la Huppert, tra i due attori francesi più popolari come si ironizza in una scena del film Valley of Love di Guillaume Nicloux per il quale sono insieme a Cannes. La scena l'ha riprovata anche al photocall ma lei, un po' come fa nel film, si è ritratta. E' la storia di due ex che si ritrovano dopo molti anni convocati dal figlio che suicidandosi lascia una lettera per ciascuno, alla madre attrice che non ha visto per sette anni, al padre attore che solo saltuariamente lo andava a trovare, lettere strazianti e misteriose al tempo stesso perché il ragazzo li convoca dalla Francia in un posto preciso, la Death Valley, e chiede loro di stare insieme una settimana visitando ogni angolo precisamente stabilito da una mappa di quella zona desertica spiegando che riceveranno dei segni da lui. Un film che ha deluso nonostante la statura dei protagonisti. Depardieu l'esuberante mette in scena un po' se stesso, il personaggio si chiama Gerard e anche nella vita l'attore ha perduto un figlio nel 2008, il primogenito Guillaume per una polmonite e dopo che qualche anno prima gli era stata amputata una gamba.
"Potevo capire la storia del film e rappresentarla, ma non ho voluto pescare tra i miei dolori personali", ha detto l'attore di cui è appena uscita l'autobiografia, ora pubblicata da Bompian, E' andata così. Nel film è obeso e si aggira per la Valle della Morte in bermuda, stomaco di fuori, tutto sudato e disperato per i 60 gradi all'ombra, persino tenero. La Huppert invece non perde l'aplomb, sgambetta per il deserto, tranne crollare in scene isteriche in albergo. Alcuni momenti tra loro sono un duetto di mattatori. "Questo film pone domande essenziali sulla vita, questioni incredibilmente semplici e potenti anche sul desiderio di oblio. Mi è piaciuta l'idea dello sceneggiatore di far ritrovare i due dopo tanti anni a colmare un vuoto che non volevano colmare", ha spiegato Gerard che ha detto la sua anche sul mestiere di attore: "L'ho fatto perché non volevo lavorare. Fare l'attore ti semplifica la vita e guadagni un sacco di soldi". Per recitare, però, ha spiegato Depardieu, "bisogna vivere, più si vive, più è facile recitare". La 'filosofia' di Depardieu, bulimico nella vita e nel lavoro (ha 66 anni e sulla bibbia del cinema internet movie data base ci sono 214 titoli tra i suoi credits, non meno di 6 film l'anno) è nota. Sui sui gusti cinematografici ecco cosa ha detto: '"Non vedo molto nuovo cinema francese, ammiro Audiard, ma gli altri li conosco poco. Anche qui al festival? Rimpiango i tempi di Rossellini, Ferreri, Carlos Saura. Mi piacciono molto invece le serie tv e i film con Bruce Willis pieni di effetti speciali. Insomma - ha dichiarato - non sono un cinefilo". Da un paio di anni ha un passaporto russo, offerto dal suo amico Putin.
"Mi piace l'Urss, anzi la Russia scusate", ha detto ad un certo punto dopo aver fatto ingresso alla conferenza stampa con un 'Dobryj djen', buongiorno!. Non è rimasto l'unico riferimento. Ad una domanda sulla guerra in corso in Ucraina molto seriamente ha risposto: "Conosco Putin e adoro l'Ucraina e ci vado anche spesso, ammiro l'ex presidente Yushchenko e sono contrario alla guerra, come tutti. Non sono il portavoce di nessuno, né mi permetto di giudicare. Questi conflitti - ha proseguito - sono dolorosi, ci sono i civili che muoiono e io non sono nessuno per dire la mia, tranne una cosa: odio chi fa la guerra e di loro non si parla mai abbastanza".
Applausi per Minervini e il suo Louisiana
Ottima accoglienza ieri sera anche per il quarto italiano al Festival di Cannes Roberto Minervini, in concorso a Un Certain Regard con Louisiana che uscirà in sala per Lucky Red il 28 maggio. Al termine della proiezione grandi applausi che hanno commosso l'autore marchigiano che vive da qualche anno in America dove ha peraltro ambientato il suo scioccante documentario che racconta una parte del Paese poverissima, rabbiosa e poco conosciuta.
Roberto Minervini
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