Serve ''una riforma, per avere una Rai più moderna, perché ci sia un mercato, e si accettino delle sfide. I produttori e autori non possono essere servi di un sistema". Ne è convinto Paolo Virzì che stamattina alla Casa del Cinema era alla presentazione delle proposte illustrate dai 100Autori per la riorganizzazione editoriale e industriale della produzione di fiction, documentario, animazione e contenuti per il Web della Rai, in vista della riforma dell'azienda pubblica. Suggerimenti per riconfigurare l'assetto della Rai e ridistribuirne le risorse valorizzando i talenti, i nuovi linguaggi e il ruolo di autori e produttori indipendenti. Tra i punti principali c'è l'idea di diversificare l'impegno della produzione in 4 direzioni editoriali autonome ma in costante dialogo: una con missione generalista per la diffusione di prodotto destinato prioritariamente ad un pubblico domestico; una che produca contenuti a vocazione internazionale; una per sperimentare nuovi formati e linguaggi destinati al Web; e una per lo scouting, il tutoraggio e debutto di nuovi autori e produttori.
Tra gli altri punti, un budget per i canali destinati all'infanzia (Gulp e Yoyo) di produzione e/o coproduzione adeguato a coprire non meno del 50% del complessivo volume di messa in onda; quote specifiche per i documentari su ciascuna delle reti; l'introduzione di penali a carico dei broadcaster in caso di mancato adempimento delle quote obbligatorie di investimento e programmazione; budget adeguati per tutte le direzioni editoriali e una ridistribuzione della quota dei diritti per i produttori (non meno del 25% sulla totalità dei proventi dell'opera) e gli autori (non meno del 5%). ''Non siamo qui per criticare ma per rispondere ad uno scenario in atto, a nuovi player, nuovi stili narrativi e al cambiamento del pubblico" sottolinea Francesco Bruni, presidente dei 100Autori. ''Speriamo che il mondo politico e il governo leggano e discutano queste proposte'' dice Andrea Purgatori, coordinatore nazionale dell'associazione. E sul progetto di riforma Rai approdato al Senato, aggiunge ''mi pare curioso che il dibattito sul nuovo cda preveda un ruolo per tutti i gestori di contenuto e non per chi i contenuti li fa".
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