Duro da scalfire il mito dei Deep Purple.
E se qualcuno pensava che l'hard rock andasse verso ad una rapida eutanasia si deve ricredere perché a Padova venerdì sera, sorprendentemente, ha fatto capire che c'è ancora spazio per andare avanti.
Certo, il 'ruggito' non è più quello di 'Made in Japan', ma l'adrenalina è riaffiorata comunque appena si sono liberate le note di pezzi come 'Hus', 'Strange kind of woman', e 'Smoke on the water'.
Brani che sono inossidabili nella scaletta di Pace &Co in ogni loro tournee, come quella italiana partita da Padova e che toccherà sabto 31 Assago (Milano), il 5 novembre Firenze e il 6 Roma. I tre storici del gruppo, Ian Gillan, Ian Paice (instancabile e impeccabile alla batteria) e Roger Glover, uniti a Don Airey (che ha sostituito John Lord) e Steve Morse hanno rimescolato ricordi di hard music d'antan, - architravi della storia del rock - e pur delineando un'affievolita energia scenica rispetto ai tempi migliori, hanno saputo ricreare un'atmosfera magica, capaci di materializzare sogni ed emozioni con poche note e con lunghe sequenze dai ''colori'' delicati.
''Alla mia età - confidò tempo fa Paice, 70 anni - credo che non conti tanto dove si suona o davanti a chi, alla mia età la musica è una missione. Non ci si può fermare, se fermarsi significa poi soffrire per la mancanza di qualcosa, in questo caso la musica. L'importante è che non si diventi l'ombra di quello che si è stati in passato, l'importante è continuare ad avere voglia di suonare, di fare musica e di divertirsi''.
Tanto spazio a virtuosismi e ad lunghi assoli per sopperire l'ugola di Gillan che alla veneranda età di 70 anni ha perso vigore e 'cattiveria'. E non si deve cavillare se è' mancato mordente in ''Black night''. Ma poco è importato al pubblico ancora entusiasta delle perfomance del gruppo che ha alle spalle 17 album di studio (senza contare i live, tra cui svetta l'epocale Made In Japan del 1972).
Scenografia scarna, come ci hanno abituato ormai da tempo, essenziale per una band, quintessenza dell'hard rock, che ha comunque saputo regalare momenti di divertimento con un prodotto musicale sferzante, aggressivo, senza fronzoli, duro e a tratti veloce come giusto che sia.
Due ore e passa di concerto in cui si sono pescate canzoni dei primi tempi come 'Mary Long' e 'Wring that neck' , 'Space turking' e 'Hush' intervallate da quelle degli ultimi lavori, sempre ad un volume che ci si aspetta da un heavy live.
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