Il successo planetario del semiologo imprevedibile arrivò da subito con il suo primo romanzo, Il nome della rosa, uscito nel 1980, un volumone di 618 pagine seguito poi dall'altrettanto monumentale Il pendolo di Focault dell''88, che costruiscono entrambi complesse vicende misteriche, dall'indagine poliziesca a quella esoterica, per mostrare come da tutto questo l'unico mezzo per salvarsi e' quello di usare la ragione, sapendo che ciò non porta necessariamente alla verità.
Per far questo naturalmente il quadro di fondo e' quello di una crisi dei valori e della ragione. Il tutto ambientato nel medioevo, nell'arco di sette giorni, in un monastero benedettino dove si susseguono una serie di morti che sembrano tutte ruotare intorno alla biblioteca e ad un misterioso manoscritto. Ecco che il Guglielmo da Baskerville de Il Nome della Rosa, ripropone piuttosto ossessivamente il tema della infinita onnipotenza di Dio, idea decisamente eretica rispetto al mondo e all'ordine medievale in cui vive. Se Dio infatti e' infinitamente onnipotente non e' determinato dalla sua ragione, anzi può tentare e seguire infinite razionalità. Il che arriva a negare l'idea di verità e quella di sicurezza che le e' congenita. Guglielmo vive cosi' una profonda crisi intellettuale e nel clima di violenza in cui paradossalmente i migliori sentimenti e bisogni di pulizia hanno creato sangue e morte, egli si rivolge alla sapienza tutta britannica dell'ironia. La verità cui arriva alla fine della storia e' solo una di quelle possibili e nasce, quasi per caso, da numerosi errori. Non e' difficile in tutto questo una metafora precisa legata alla realtà dei nostri giorni e in particolare al dramma degli anni Settanta che ha messo in crisi, sconvolto, e costretto a ripensare il nostro rapporto con la realtà.
A piu' di trent'anni dalla prima uscita in occasione degli 80 anni dell'autore arrivò una versione riveduta e corretta de 'Il Nome della Rosa', il longseller che nel frattempo aveva venduto oltre 30 milioni di copie nel mondo, di cui 7 milioni in Italia ed era stato tradotto in 49 paesi.
Pubblicato da Bompiani nel settembre del 1980 e diventato sei anni dopo un film per la regia di Jean-Jacques Annaud (SCHEDA ANSA CINEMA), anch'esso intitolato 'Il nome della rosa'. Un film con nel cast Sean Connery, Christian Slater, F. Murray Abramas, e che ha incassato circa 80 milioni di dollari nel mondo e ha vinto tantissimi premi, tra cui quattro David di Donatello, tre Nastri d'argento, due Bafta e un Cesar. Il film di Annaud era un 'tradimento consensuale' del libro, e lo stesso Eco, raccontava il regista, l'aveva spinto per tutto il film a tradire ''bene il libro, perche' per adattare bene bisogna tradire bene''. Il film, una produzione Italo-Franco-Tedesca, era stato prodotto per l'Italia da Franco Cristaldi, ed era costato 32 miliardi di lire.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA