Il poker da record dei quattro concerti all'Olimpico di Roma da oltre 200 mila spettatori al via mercoledì 22, il cofanetto "definitivo" che uscirà entro fine anno con una settantina di brani e quattro inediti e farà da apripista al Modena Park, il mega evento in programma il 1 luglio dell'anno prossimo per celebrare i 40 anni dal primo disco. E ancora: il progetto di un tour acustico nei teatri "per sentire le canzoni così come le ho scritte", ma anche l'attualità con la crisi economica e la minaccia terroristica che non deve condizionare le nostre vite. E' un fiume in piena Vasco Rossi, subito dopo essere sceso dal palco dello stadio di Lignano Sabbiadoro, dove ha preso ufficialmente il via sabato sera, con la data zero, il Live Kom '016 (una produzione da 3.5 milioni di euro e da 1,2 milioni di spettatori in tre edizioni), davanti a circa 20 mila persone: uno show simile a quelli che lo hanno preceduto nelle scorse due estati, ma diverso. Diverso nella scaletta (un brano a sorpresa differente per ogni sera e qualche new entry), ma anche e soprattutto perché diverso è Vasco.
Un Vasco 3.0, forse anche 4.0 o chissà - difficile tenere il conto delle metamorfosi del Komandante in 4 decenni di carriera -, un Vasco ritrovato, in forma, con una voglia rinnovata di stare sul palco e "di fare". "Ogni anno è diverso, ogni concerto è la narrazione dell'attuale, dell'adesso, di quello che sono oggi - racconta nei camerini subito dopo le due ore e mezzo di spettacolo, aperte da Lo show e con una prima parte dedicata all'ultimo album Sono Innocente -. E il Live Kom '016 è la sintesi di quelli che l'hanno preceduto. E' quello conclusivo, che prende il meglio di tutto e lo mette insieme".
Punto e a capo, quindi. Per ripartire con nuove idee e nuovi progetti, senza lasciarsi prendere dalla paura che attanaglia l'epoca in cui viviamo. "Il nemico non è l'odio, ma la paura.
Non dovete aver paura, non dobbiamo aver paura", dice il Blasco rivolto al suo popolo alla fine del concerto. "E' una frase che ho preso da Gandhi - spiega -. Mi sembra adatta per il momento che stiamo vivendo: non è che che non si ha paura, ma il punto è che non dobbiamo averne. E l'odio lo superi non avendo paura.
Non c'è coraggio a sparare a della gente in un bar, è da vigliacchi, ma non dobbiamo cambiare le nostre abitudini.
Libertà, diritti acquisiti, conquiste sociali e civili non possono essere messe in discussione. Bisogna difenderle, anche morendo. La vita non è a tutti i costi, non è garantita. E il terrorismo fa meno morti degli incidenti stradali. Si muore in modi ben peggiori, che non fanno notizia". E ai ragazzi dice: "Non dovete aver paura, anche con la crisi economica, tenete duro, realizzate i vostri sogni. Ce la farete. Anche io pensavo di non farcela, e invece...".
Progetti e idee, si diceva. E a Rossi non mancano davvero. La malattia che lo ha costretto allo stop nel 2011 per un paio d'anni sembra ormai lontana. "Ho fatto un patto con il diavolo.
Un altro. I medici mi hanno dato degli ultimatum e ora conduco una vita sana. Be', ammetto che mi trovo un po' spaesato - scherza -, anche un po' due palle", e ride di gusto con quei suoi occhi azzurri che si illuminano. Roma - grande assente la scorsa estate - è il primo passo ("quattro volte all'Olimpico: posso metterlo tra i miei record, tornare a casa e tirare una riga. Concludendo così una storia"), poi si guarda avanti. Primo tra tutti, un cofanetto di quattro dischi che raccoglie tutto il repertorio dagli inizi ad oggi e che uscirà entro l'anno. "Ci saranno anche quattro inediti - quest'anno è l'anno del quattro -, il primo è una ballata e uscirà a ottobre", annuncia senza rivelarne però il titolo. La raccolta sarà il preludio a Modena Park - Colpa d'Alfredo, i festeggiamenti per i 40 anni dal primo disco. Sarà l'unico appuntamento estivo nel 2017 di Vasco e si parla già di 180 mila possibili presenze. Ma la voglia di live non finisce qui. "I palasport? Chi lo sa. Quello che è sicuro è che io non mi fermo più. Mi piacerebbe un tour acustico in teatro e prima o poi lo faccio. Basso, chitarra e voce". C'è spazio anche per un ricordo di Marco Pannella. "Aveva sempre una carica di positività, mi ha dato moltissimo. Anche poco prima di morire trasmetteva serenità e aveva sempre la battuta pronta. 'Ci vediamo quando stai un po' meglio', gli dissi al telefono una volta e lui mi rispose: 'No, ci vediamo quando stai meglio te'. Onesto, puro, sincero, ha sempre portato avanti le cose in cui credeva. Oggi nessuno ha lo spessore che aveva lui".
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