In un contesto in cui l'informazione contemporanea sta cambiando il proprio dna, nell'evoluzione continua di tecnologie, prospettive e problematiche, è quanto mai cruciale capire quale sia oggi il ruolo del giornalista e come possa rapportarsi alle nuove tecniche di creazione, confezione e distribuzione dei contenuti da comunicare. E' questo il fulcro del convegno Advanced Comunication, organizzato da Nemech-Università di Firenze e a cura di Eugenia Romanelli, che si svolgerà il 18 e 19/11 presso Le Murate Progetti Arte Contemporanea (Fi). In questa due giorni di confronto, che coinvolge giornalisti, comunicatori, avvocati e docenti universitari, saranno tante le questioni affrontate, da come rendere virale una notizia a come usare l'intelligenza artificiale e le nuove tecnologie al servizio dei contenuti, rapportando il tutto alla complessità della nostra società e guardando anche all'estero. Nel convegno (a pagamento, iscrizioni entro il 25/10, info nemech.unifi.it/convegno-advanced-communication/), accanto alle testimonianze di chi lavora nell'informazione, ci sarà spazio anche per contenuti relativi alla gestione dei social media, alla pubblicità, al copywriting, al posizionamento sul web delle notizie. Una sessione inoltre è dedicata ai nuovi modelli di comunicazione per i beni culturali e museali. "La professione giornalistica oggi non è al passo con una contemporaneità che è fatta non solo di informazione e scrittura, ma di social media management, comunicazione e ingegneria del web. I giornali stanno morendo e i giornalisti risultano inadeguati al contesto che li vorrebbe multimediali, capaci di produrre ipertesti, usare i social network, leggere fonti criptate e navigare nel cosiddetto deep web", spiega all'ANSA Eugenia Romanelli, giornalista e scrittrice, "se per i giornali i competitor sono i social media e le testate online, per i giornalisti sono i blogger, persone spesso non pagate ma che sempre di più ormai collaborano con le redazioni. I giornalisti oggi hanno contratti di ferro e non sono aggiornati, mentre i blogger svolgono una attività di informazione che però è considerata un hobby". Secondo Romanelli "se il giornalista non diventa prosumer aiuta il giornalismo a morire". "Il mio prossimo passo - spiega ancora - sarà fondare la prima scuola di nuovi giornalismi digitali. Per me è un atto politico, perché la professionalizzazione delle attività spontanee di informazione in rete riduce il gap tra il giornalista professionista e il blogger, con la conseguente creazione di aziende più smart e il minore sfruttamento dei blogger". "L'Italia può fare uno scatto in avanti, ma serve mettere insieme le esperienze di giornalisti e blogger, copywriter e pubblicitari, social media manager e marketing manager, youtuber e vlogger", aggiunge, "si deve far tesoro del giornalismo italiano, insegnando cosa è notiziabile e affrontando il tema della credibilità, visto che l'utente è sommerso da informazioni da interpretare. Serve trovare un nuovo modello per fare business con l'informazione 2.0. Ancora non ci si è riusciti e di sicuro il dibattito resta aperto".
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