Non c'è consenso sulla data di nascita del punk. E nemmeno su cosa intendere con quel termine diventato sinonimo di musica sporca, veloce e aggressiva e di attitudine violenta e nichilista. E' invece certo che nella seconda metà del 1976, la Gran Bretagna incubava tutti i sintomi di quella 'malattia' che sarebbe poi esplosa a livello di contratti con major, classifiche e moda nel fatidico 1977.
Ed il primo gruppo punk inglese ad arrivare ad incidere un disco furono i Damned, che il 22 ottobre di 40 anni fa fecero uscire l'epocale 45 giri 'New rose/Help', per l'etichetta indipendente Stiff records. Precedendo così di un mese il primo vagito discografico di quelli che poi sarebbero assurti a simbolo della scena: i Sex Pistols, con la loro celeberrima 'Anarchy in the Uk', fuori il 26 novembre dello stesso anno.
Dall'altra parte dell'Atlantico, il 9 luglio del '76 i Ramones avevano esordito con 'Blitzkrieg pop'. In Australia a settembre era stata la volta dei Saints con '(I'm) Stranded'. Un vento nuovo soffiava ovunque, quindi. Ma è l'Inghilterra il centro della tempesta. 'New Rose', dunque. Composta dal chitarrista Brian James e urlata dal teatrale cantante Dave Vanian, si consegna alla storia in 2 minuti e 39 secondi frenetici, segnati da una batteria scalpitante e da un affilato riff di chitarra che accompagnano un testo tardo-adolescenziale che apparentemente parla dell'eccitazione per una nuova ragazza arrivata in città.
Niente violenza, dunque, niente 'riots', 'anarchy' o 'no future'. L'aspetto punk è dato dall'esecuzione febbrile e rumorosa, che rompe decisamente con quello che proponevano le classifiche all'epoca: nella top ten dei singoli più venduti in quella settimana di ottobre del 1976 c'era infatti gente come Demis Roussos, gli Abba, Rod Stewart ed i Chicago. Sul retro del 45 giri, una versione 'fast and furious' di 'Help' dei Beatles, a dimostrare che le radici del punk affondano comunque nel beat dei '60.
'New Rose' non sboccia però nel deserto. Dietro ribolliva un fermento giovane nel Regno Unito della Regina, del tè alle 5 e delle tradizioni. Band di ragazzi carichi di rabbia e voglia di suonare erano pronte a portare il caos nell'allora paludato mondo musicale britannico. E le grandi etichette erano altrettanto pronte a monetizzare la ribellione: 'Turning ribellion into money" canteranno efficacemente pochi mesi dopo i Clash, l'altro nome 'sacro' della trimurti punk inglese. Nel settembre del 1976 i Sex Pistols erano stati messi sotto contratto dalla major Emi, una tappa della strategia portata avanti dal loro famigerato manager Malcolm MacLaren. Sono mesi di esibizioni controverse, insulti, scontri, critiche di tv e giornali.
L'Anarchy tour' che riunisce i Sex Pistols, Clash e Damned incendia il Paese. Diverse date vengono cancellate. Tutti ne parlano. La 'sottocultura' punk si prepara ad emergere ed invadere il 'mercato', con tutto il corredo di spille, creste, slogan, sputi e magliette strappate. Quaranta anni dopo, mostre a Londra celebrano l'anniversario ed il vento di rivolta si può ritrovare anche in idoli musicali insospettabili: come definire, ad esempio, Bob Dylan che non si è ancora degnato di rispondere all'Accademia di Svezia dopo l'assegnazione del Nobel?
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