Gentile, pacato, riflessivo, mai volgare, ma anche un regista d'altri tempi e un artista che avrebbe meritato più rispetto da parte della critica per il suo lavoro. Questo, in estrema sintesi, il ricordo all'ANSA di Carlo Vanzina da parte del regista, attore e soprattutto amico Carlo Verdone.
"È stato un rapporto subito empatico con Carlo Vanzina - spiega Verdone -, mi ricordo che nel 1980 cominciammo a vederci a cena anche con Enrico e le nostre mogli e l'anno dopo decidemmo di passare l'estate insieme. E in agosto andammo al Lido di Venezia, prima del festival, e fu una vacanza splendida, tranquilla e spiritosa. La particolarità di Carlo - continua il regista e attore romano - era che aveva il grande dono della pacatezza, grande distinzione e premura per le persone. Sembrava silenzioso, ma se interrogato sul passato tirava fuori aneddoti molto divertenti. Aveva infatti cominciato molto presto a fare il regista con il padre Steno, Monicelli e tanti altri, e così ne aveva di cose da raccontare. Era sempre molto piacevole parlare con lui. Non era poi una di quelle persone che ti dicono 'ci vediamo' e poi non lo fanno. Con Carlo - continua Verdone - ci cercavamo veramente e siamo stati a cena insieme fino a poco prima della malattia".
E ancora il regista romano: "Con la pacatezza che lo distingueva, Carlo sembrava un cineasta d'altri tempi. La domenica o il sabato mattina avevamo preso l'abitudine di telefonarci e parlavamo magari dei film visti la sera prima e commentavamo poi insieme le cose del mondo. Era diventata una specie di tradizione e inevitabilmente passavamo a ricordare i tempi in cui le cose andavano meglio. Con lui - dice Verdone - mi sentivo un uomo del secolo scorso, anche perché era una persona di quelle di una volta e riusciva sempre a portarti a riflessioni profonde. Quanti consigli ci siamo dati! Andavamo d'accordo perché ci sentivamo figli di gente davvero per bene, di persone del secolo scorso che ora non ci sono più".
Per quanto riguarda la critica sempre poco disponibile nei confronti delle commedie dei Vanzina, "ogni tanto parlavamo della critica e lui era molto dispiaciuto. Carlo credeva ci fosse bisogno anche di un cinema di evasione e, va detto, lui ha raccontato con grande bravura il mondo dei giovani degli anni Ottanta come il suo ambiente. E lo ha fatto sempre con un grande senso di pulizia, di educazione, senza volgarità. Era sempre delicato con il racconto che stava affrontando - conclude Verdone - e, sicuramente, meritava più rispetto da parte della critica. Nonostante tutto, aveva la forza di andare avanti con grande saggezza".
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