(Silvia Lambertucci)
Morbide ambre, lucidi cristalli,
ametiste. Ma anche bottoni in osso, delicate fayence, scarabei
dell'oriente. A Pompei, negli scavi ancora in corso nella Regio
V, la Casa del Giardino restituisce un nuovo strabiliante
tesoro: i resti di uno scrigno in legno e metallo pieno di
oggetti femminili, specchi, gemme, collane. Ma soprattutto di
tantissimi amuleti, dalle bamboline alle campanelle, dai falli
ai pugni chiusi, persino un piccolo teschio. "Decine di
portafortuna accanto ad altri oggetti ai quali si attribuiva il
potere di scacciare la malasorte", sottolinea nell'esclusiva
all'ANSA Massimo Osanna, l'archeologo direttore del Parco.
Meraviglie che certo potrebbero essere appartenute alla
padrona di casa, la bella giovane signora ritratta in abiti
eleganti sulle pareti di questa abitazione della Pompei
benestante. Ma non è detto. Perché quella cassetta di legno, la
cui impronta è rimasta impressa nella cenere indurita di duemila
anni fa, si trovava in un ambiente di servizio, lontano dalla
stanza da letto della matrona e anche dall'atrio della domus
dove gli archeologi hanno ritrovato gli scheletri di dieci
persone, praticamente l'intera famiglia, sterminata dalla
violenza dell'eruzione mentre tentava di mettersi in salvo.
Non solo: in questo tesoro non ci sono gli ori, che a Pompei
tutte le donne amavano esibire e che certamente non potevano
mancare nel portagioie di una giovane signora seppure di media
ricchezza, tanto più che la bella del ritratto indossa un paio
di splendenti orecchini. Le collane contenute nel piccolo
forziere sembrano quindi raccontare un'altra storia: "Si
potrebbe trattare di monili da indossare per occasioni
rituali", spiega Osanna. Oggetti preziosi, quindi, ma in un
senso diverso dai gioielli.
Una raccolta di piccole cose in qualche modo legate alla
magia che potrebbero essere state l'armamentario di una persona,
forse anche una schiava, dotata di particolari capacità
taumaturgiche e di un rapporto privilegiato con gli aspetti più
magici del vivere quotidiano. Si potrebbe spiegare così la
presenza di tanti strani oggetti che nel mondo romano avevano a
che fare con la fertilità, la seduzione, il buon esito di un
parto o di un matrimonio, dai falli alle pigne, dalla spiga di
grano alle ambre.
Al momento sono ipotesi. Gli studi sulla Casa del Giardino
(la stessa nella quale è stata ritrovata l'iscrizione che ha
cambiato la data dell'eruzione del posticipandola da agosto a
ottobre del 79 d.C) sono ancora agli inizi. Gli oggetti
ritrovati nello scavo sono appena stati ripuliti e restaurati e
solo ora si potrà cominciare ad esaminarli e studiarli uno ad
uno. La squadra di esperti del Grande Progetto Pompei, intanto,
sta lavorando per fare luce sulla composizione della famiglia,
il primo passo per cercare di ricostruirne la storia. "Gli esami
sui resti delle dieci persone ritrovate nell'atrio hanno
dimostrato che si tratta di un gruppo di donne e fanciulli",
racconta il direttore. Gli uomini erano usciti in avanscoperta,
i loro corpi sono stati trovati a pochi metri da casa. "Ora
stiamo cercando di ricostruire il dna di tutte le persone e
quindi il rapporto di parentela tra loro - aggiunge- Pensiamo si
trattasse di un'intera familia nel senso romano del termine,
comprensiva quindi degli schiavi al servizio".
Tant'è. Tra loro forse c'era una donna alla quale la famiglia,
se non addirittura la comunità, riconosceva poteri in un certo
senso magici, il talento di aiutare gli altri, in particolare le
fanciulle e le signore ma non è detto soltanto loro, nelle
piccole cose della quotidianità come nei momenti più delicati
dell'esistenza. Una capacità di attirare il bene e di tenere
lontana la malasorte, che purtroppo nulla ha potuto davanti al
nemico più grande.
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