(dell'inviata Silvia Lambertucci)
Nella piccola alcova aperta sul
cortile, fianco a fianco con la stanza del triclinio dove il
dominus riceveva i suoi ospiti, le pareti color della notte si
illuminano del rosa dei corbezzoli. Fiori così grassi e opulenti
da sembrare quasi veri, tanto che qui se chiudi gli occhi sembra
quasi di percepirne il profumo. A Pompei si festeggia la fine
del Grande Progetto, cinque lunghi anni di restauri e di messa
in sicurezza del sito dopo la triste stagione dei crolli (anche
se la chiusura vera e propria sarà a giugno con il termine
degli ultimi cantieri) e l'occasione è buona per aprire al
pubblico tre domus di fatto mai viste. Come la Casa degli
Amanti, chiusa da quarant'anni, l'unica nel sito campano
patrimonio dell'umanità nella quale si sia salvato un piano
superiore, gioiello unico che fece innamorare persino Le
Corbusier, affascinato dal gioco di luci e di ombre che questa
architettura così stretta alla natura sapeva offrire. O come la
Casa della Nave Europa, dove un grande graffito testimonia di
passati splendori.
Ma è nella Casa del Frutteto, forse "una delle più belle
ville di Pompei", come la definisce il direttore del parco
archeologico Massimo Osanna, che la forza evocativa delle
stanze dipinte alla gran moda di allora, colori forti che fanno
da sfondo a paesaggi verdeggianti, evocazione di scene sacre,
rimandi all'Egitto , e ancora fiori, frutta, animali,
sbalordisce, emoziona, incanta. Anzi, quasi fa paura, con quella
sensazione di essere precipitati in un'altra dimensione
temporale, trascinati indietro di millenni dalla forza di
un'architettura domestica e di immagini che appaiono oggi
incredibilmente vive. Merito dei restauri certo, costati lunghi
mesi di studio e di fatiche (otto mesi solo la fase operativa
perché prima "si è dovuto liberare i dipinti dalle cere dei
precedenti interventi"), ma anche del nuovo sistema di
illuminazione a led, messo a punto con la consulenza dei
laboratori dell'ospedale sant'Orsola di Milano, che qui si
sperimenta per la prima volta e poi verrà esteso alla Villa dei
Misteri e via via agli ambienti di molte altre domus della città
romana.
Tant'è, l'archeologo punta il dito e aiuta a svelare il
racconto di quei colori: se il nero sulle pareti del triclinio
risponde a criteri di moda, quello della piccola stanza che lo
affianca, dice, evoca piuttosto il buio della notte, un
paesaggio di fiori e di piante in cui troneggia centrale un
albero di fico sul quale si attorciglia una serpe, immagine che
è facile associare a quello che sarà poi un topos della
cristianità. Altre figure sono sulla volta, "dipinte per essere
ammirate da sdraiati", puntualizza Osanna. Perché questa piccola
stanza da letto "non veniva usata per dormire". Era una stanza
per l'amore, piuttosto. Come nella vicina Casa degli Amanti,
dove sono tanti i rimandi alla sensualità e all'erotismo. A
partire da quella iscrizione piena di poesia che qualcuno ha
graffito su un quadretto a sfondo rosso: "Gli amanti sono come
le api, una vita dolce come il miele" ( e pazienza se un
contemporaneo buontempone vi ha aggiunto accanto un ironico
"velle" ovvero "magari") . Che si trattasse di un bordello? Il
direttore non è convinto: "Non credo, questi ambienti sono
quelli di una casa". Ma è vero, sottolinea, "che nelle domus si
faceva anche altro, non era raro nemmeno il caso di padroni che
facevano prostituire in casa le loro ancelle. Questo però non
significa che fosse tutto un lupanare. Semplicemente era una
società diversa dalla nostra, i costumi erano più liberi, senza
le pruderie di noi contemporanei".
Accanto a lui il ministro Franceschini, trascinato in lungo e
in largo per i cantieri appena chiusi, sorride. Per lui è una
giornata di "riscatto", di "orgoglio italiano", dice. Racconta
che quando ha assunto per la prima volta il mandato di ministro
della cultura era un venerdì, e fu accolto da due crolli a
Pompei "in sequenza, uno la domenica, l'altro il lunedì". Ci
sono stati "momenti difficili ma ce l'abbiamo fatta -dice -.
Anche se il lavoro qui non finisce, ci sarà da assicurare
manutenzione continua, studio, ricerca". In piccola parte anche
scavi, visto che su 60 ettari di città individuata ne restano
almeno 20 sotto terra. Cinquanta nuovi ulteriori milioni sono
stati stanziati per nuovi lavori. Oggi intanto si apre un'altra
sfida, conclude, quella della zona che circonda il parco, "sette
comuni, un territorio sconfinato pieno di problemi e di
opportunità'". E che dire, a Pompei, questa è una realtà che ti
arriva addosso appena varcati i cancelli del parco: da una parte
il giardino archeologico oggi libero, pulito, senza impalcature
a ingombrare le strade, dall'altra un suk di bancarelle, luoghi
di ristoro, insegne, edilizia rabberciata. In città si sta
costruendo un grande albergo con tanto di spa. Lo stato,
assicura Franceschini, sta ultimando il disegno di un hub
ferroviario che dovrà finalmente collegare con efficienza gli
scavi. Non basterà, "da fare c'è ancora tantissimo", ammette il
ministro. Nel giardino notturno della stanza dell'amore, così
come nel portico della Casa degli Amanti tutto questo però si
dimentica.
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