(di Silvia Lambertucci)
Un fiore bianco che si staglia
delicato sul nero brillante di una parete. La volta candida di
un grande criptoportico tutto da esplorare. E il nome di una
bimba graffito su un muro, Mummia, che apre alla possibilità che
l'importante padrone di casa fosse un esponente dei Mummii,
famiglia importantissima a Roma, la cui presenza non era finora
mai stata attestata a Pompei.
Dopo due mesi di lockdown una Pompei inondata di sole si
prepara ad accogliere, domattina, l'arrivo dei primi visitatori.
E torna anche a svelare incredibili sorprese. Succede nel nuovo
cantiere di scavi a nord della città romana, subito fuori delle
mura dell'antica colonia. Qui stanno venendo alla luce pareti
dipinte e architetture che lasciano pensare ad una struttura
vicina, per importanza e fasto, alla celeberrima Villa dei
Misteri. Un complesso di età augustea dalle dimensioni molto
importanti, con i locali di rappresentanza che si affiancano a
quelli di servizio e di lavoro. Tutti elementi, anticipa in
esclusiva all'ANSA il direttore del Parco Archeologico Massimo
Osanna, che fanno pensare "ad una grande, importantissima villa
suburbana, imponente e affacciata sul mare, così ricca da
ospitare nelle sue stalle anche cavalli di gran razza, finemente
bardati in bronzo".
Siamo nell'area di Civita Giuliana. La scoperta, alla quale
gli archeologi del Parco hanno cominciato a lavorare proprio in
quest'ultima settimana, è figlia di un'operazione congiunta tra
la Procura di Torre Annunziata con il procuratore Pierpaolo
Filippelli, i carabinieri e il Parco. Si tratta della stessa
indagine che ha portato un anno fa al ritrovamento di una serie
di ambienti di servizio e di una stalla con i resti di tre sauri
e dei loro preziosi finimenti. E che poi ha permesso a
inquirenti e studiosi di localizzare il tesoro più grande
proprio nel giardino di casa del tombarolo, oggi espropriato
mentre l'uomo è sotto processo. In quel prato, opportunamente
nascosto da un capanno in legno, era stato scavato un pozzo che
scende fino al livello di quella che fu la villa. Qui i
tombaroli avevano allestito il loro cantiere di lavoro, scavando
anche un impressionante cunicolo lungo oltre 60 metri, che dagli
ambienti del criptoportico arriva alle stalle. In un angolo,
ordinati e pronti all'uso, sono rimasti tutti gli attrezzi del
mestiere, dagli scalpelli al bidone per sciacquare dalla terra i
reperti trafugati. Da una parte, quindi, c'è la scoperta degli
ambienti più maestosi della villa, che si spera possa aggiungere
nuovi preziosi tasselli alla storia della colonia romana e della
sua tragica fine, dall'altra il racconto evidente dell'attività
clandestina che da sempre, rompendo e razziando, ferisce il
patrimonio di tutti e mette a rischio proprio la ricostruzione
del contesto.
La grande tenuta suburbana, i cui ambienti di rappresentanza
ora verranno riportati alla luce, era stata già in parte
scavata, ma senza lasciare in archivio praticamente nulla, tra
il 1907 ed il 1908. Era composta da un settore residenziale,
articolato intorno ad un peristilio a pianta rettangolare,
delimitato su due lati da un porticato e nel terzo da un lungo
criptoportico coperto da una terrazza affacciata sui campi. Una
residenza di altissimo pregio, sottolinea Osanna, "con ambienti
riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti
che si affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un
efficiente quartiere di servizio, con l'aia, i magazzini per
l'olio e per il vino e ampi terreni fittamente coltivati".
Appartenuta forse ad un generale o ad un altissimo
magistrato militare, forse addirittura ad un esponente dei
Mummii come sembra dirci quel nome graffito sul muro da una mano
bambina (sulle iscrizioni, spiega Osanna, sta compiendo ora uno
studio approfondito l'epigrafista Antonio Varone), la villa
venne solo parzialmente danneggiata dalle scosse di terremoto
che precedettero il culmine dell'eruzione. E oggi potrebbe
rivelare grandi sorprese, proprio perché la grande quantità di
materiale piroplastico che ne invase le stanze in quella notte
tremenda di fine ottobre di duemila anni fa, potrebbe averne
aiutato la conservazione.
Certo i nuovi scavi, finanziati con 2 milioni di fondi
ordinari del Parco, avranno bisogno di tempo. Alla fine però,
assicura il direttore, la tenuta verrà aperta al pubblico con
tutto il suo corredo di storie, compresa quella della piccola
Mummia e del suo tragico destino. E non è detto che non vengano
lasciati così anche i cunicoli scavati nella terra dai
tombaroli, i loro strumenti, la memoria di una razzia che
offende la storia.
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