Ha ormai abbassato il tridente il valoroso Montanus. Il galerus gli ha protetto la spalla come doveva e ora Antonius, l'arbitro, con la virga lo proclama vincitore. Davanti a lui, l'altro gladiatore è quasi scomparso.
Se ne intravede appena la spada con lo scudo, come se il tempo avesse voluto cancellare anche dalla vista il combattente sconfitto.
Dopo quasi duemila anni tornano finalmente a splendere i gladiatori dell'imperatore Commodo (161-192 d.C.) nei mosaici della tenuta di Santa Maria Nova sull'Appia Antica, che la Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Roma restituisce al pubblico riannettendola alla Villa dei Quintili.
Un lotto di quattro ettari (che si aggiunge ai 20 già visitabili), al V miglio della strada che da Roma portava a Brindisi, chiamato da sempre così perché appartenuto fin dal medioevo alla chiesa di S. Maria Novae. ''E che su di se' - racconta la direttrice dell'area dell'Appia antica Rita Paris - porta ancora tutte le tracce della sua lunga storia''. Cuore della tenuta è il casale costruito su un Castellum Acquae: una cisterna di età adrianea trasformata nei secoli in deposito agricolo, dimora di lusso e persino set cinematografico (vi si girò ''Che fine ha fatto Totò Baby?'') e sulla quale, scorrendo in verticale, si possono riconoscere gli interventi medioevali, gotici, fino al tetto più moderno. Passata ai monaci Olivetani, poi a ricchi aristocratici romani, finalmente nel 2006 per un milione e 300 mila euro la tenuta fu acquistata dallo Stato dall'americano Evam Ewan Kimble.
Da allora gli scavi (2 milioni e 500 mila euro dai fondi della Soprintendenza, bonifica e messa in sicurezza incluse) hanno iniziato a restituire quello che quest'area custodiva da secoli: un tratto di strada basolata che collegava l'Appia con la via Latina e un'area cineraria del II secolo d.C (oggi richiusa). Ma soprattutto quel complesso residenziale della prima metà del II secolo, oggi esposto al pubblico, di cui si aveva traccia in alcune opere ottocentesche di Luigi Canina, con tanto di impianto termale con frigidarium e calidarium, lastre in marmo cipollino e breccia corallina e due grandi mosaici in bianco e nero. ''L'area - racconta la Paris - doveva essere destinata alla guarnigione d'elite dell'imperatore Commodo, messa qui a guardia della Villa dei Quintili''. A testimoniarlo, i bolli laterizi con scorpione centrale impressi sui mattoni dell'impianto di riscaldamento, che ne collocano la costruzione a metà del II secolo d.C. Ma anche i due grandi mosaici con scene circensi molto in voga all'epoca e molto amate da Commodo.
Intanto venerdì 11 luglio l'inaugurazione ufficiale con ''Dal tramonto all'alba'', serata a visite guidate e ingresso gratuiti, dalle 18 alle 23, e concerto di Ambrgio Sparagna con l'Orchestra Popolare Italiana.
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