A Bellagio (Como) lo splendore delle icone bizantine provenienti dai maggiori musei internazionali, a Fano (Pesaro Urbino) la grafica 'di pubblica utilità' di Massimo Dolcini, sono tra le mostre di maggior rilievo del week end di Ferragosto. Cui si aggiunge, tra queste rassegne prettamente estive, anche la bella esposizione del Maca di Acri (Cosenza), che celebra il blu oltremare, cromia-icona del segno contemporaneo da Yves Klein a Mimmo Pladino.
BELLAGIO (COMO) - Fino al 23 agosto, negli spazi medioevali della Torre delle Arti, è allestita la grande mostra dal titolo 'L'Eredità di Bisanzio', la più vasta esposizione, in termini di provenienza geografica e varietà stilistica, di icone bizantine e post-bizantine dell'ecumene cristiana che conta 100 opere. Si tratta di un'occasione irripetibile che conduce il visitatore, in un viaggio spazio temporale, attraverso la scoperta di questa straordinaria e antichissima forma espressiva, spiegando anche in che modo Bisanzio, capitale dell'Impero Romano d'Oriente, sia di fatto diventata la culla dell'iconografia canonica stabilita nel VII Concilio Ecumenico, quando la Chiesa era indivisa. E come il Sacco di Costantinopoli, compiuto dai Crociati nel 1204, abbia portato non solo alla diaspora delle più importanti opere d'arte, ma anche alla successiva fusione della nascente arte figurativa medioevale con lo stile bizantino, preludio dell'arrivo del gotico in Europa. Una tesi testimoniata in mostra dalla 'Vergine della Tenerezza', una rara scultura della seconda metà del XIII secolo, proveniente dall'Ile de France, raffigurante una Madonna che abbraccia teneramente il Bambino in una postura inedita per l'allora tradizione stilistica romanica, guancia a guancia, ma tipica della tradizione bizantina. A sottolineare ancor più questo cruciale snodo dell'arte medioevale, si affianca la monumentale icona del XVIII derivante dalla famosa 'Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir', icona costantinopolitana del XII secolo, Palladio della Russia, e una delle più famose icone giunte sino a noi.
ACRI (COSENZA) - Il pigmento puro color oltremare di Yves Klein, ma anche le tonalità care a Spoerri, Cesar, Paladino, Rotella o Lucio Fontana: il blu è al centro di una grande mostra allestita fino al 25 ottobre negli spazi del Maca (Museo Arte Contemporanea Acri). Esposte le opere dei protagonisti del secondo '900 che scelsero proprio quel colore quasi a bandiera della loro ricerca espressiva d'avanguardia. Non a caso l'importante rassegna si intitola '… nel Blu dipinto di Blu…da Yves Klein, la magia di un colore nell'arte contemporanea' e prende le mosse dalla riproduzione della 'Venus Blue', capolavoro ispirato alla Venere di Milo, ideato nel 1960 dall'artista francese, due anni prima di morire all'età di soli 32 anni. Klein, nella sua breve ma intensissima carriera, segnò una rivoluzione con la serie di dipinti monocromi, dei quali i più importanti sono certamente quelli blu, scaturiti dalla suggestione esercitata dalla visita alla volta del Mausoleo di Galla Placidia di Ravenna. Fu appunto nel 1956 che l'artista creò quella che egli stesso definì come "la più perfetta espressione del blu", un oltremare saturo e luminoso, privo di alterazioni, poi da lui stesso brevettato col nome di International Klein Blue (IKB). Ecco dunque che, partendo dalla figura rivoluzionaria di Yves Klein, il percorso espositivo ripercorre una storia dell'arte degli ultimi 50 anni attraverso questo uso che alcuni dei più importanti nomi della scena contemporanea fecero del colore blu oltremare. Un filo conduttore da cui emerge una volta di più l'enorme influenza esercitata dal maestro francese sui suoi contemporanei e sui successori, sino ai giorni nostri, proprio nel segno della cromia da lui ideata e brevettata.
FANO (PESARO URBINO) - Illustra la complessità e l'importanza di Massimo Dolcini nella storia della grafica e della comunicazione italiana la grande mostra allestita fino al 10 settembre negli spazi della Galleria Carifano a Palazzo Corbelli. Intitolata 'Massimo Dolcini. La grafica per una cittadinanza consapevole'' la mostra ripropone una lettura critica e storiografica dell'intero excursus dell'attività professionale dell'artista, consentendo quindi di inquadrare e far comprendere ad un ampio pubblico come le sue opere più note si siano formate all'interno di un articolato percorso progettuale. L'ambizione è quella di presentare Dolcini nei suoi molteplici volti: grafico, progettista, fotografo, disegnatore, ceramista, imprenditore, didatta, gastronomo, operatore culturale, manager, appassionato uomo civile e artista. Senza tralasciare un suo aspetto più privato e personale rappresentato, per esempio, dai taccuini che lui stesso disegnava per le figlie.
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