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Gino Severini, non solo Futurismo

Gino Severini, non solo Futurismo

Dal 19/3 a Fondazione Magnani Rocca l'intera produzione

01 febbraio 2016, 19:23

Nicoletta Castagni

ANSACheck

Gino Severini, Natura morta con ruderi, piccione e statua, 1931, tempera su cartoncino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gino Severini, Natura morta con ruderi, piccione e statua, 1931, tempera su cartoncino - RIPRODUZIONE RISERVATA
Gino Severini, Natura morta con ruderi, piccione e statua, 1931, tempera su cartoncino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gino Severini, non solo Futurismo. Per la grande monografica allestita dal 19 marzo al 3 luglio negli splendidi spazi della Fondazione Magnani Rocca, a Mamiano di Traversetolo (Parma), tutte le stagioni creative dell'artista cortonese, dagli esordi divisionisti al ritorno al Classicismo dell'ultimo periodo, saranno rappresentate grazie a una selezione di circa cento opere, di cui ben 25 mai viste in Italia. Curata da di Daniela Fonti e Stefano Roffi, 'Severini. L'emozione e la regola' è un'importante iniziativa espositiva che celebra il cinquantenario della morte, avvenuta nel 1966 a Parigi e che propone ai visitatori i risultati di una revisione critica condotta negli scorsi decenni dell'opera del celebre pittore. Il percorso non si concentrerà dunque solo sul suo periodo di adesione al Futurismo e al Cubismo, cui sarebbero seguite, secondo alcune interpretazioni, fasi interessanti ma non capitali per il linguaggio artistico del XX secolo. È infatti maturata la consapevolezza che il percorso creativo di Severini rappresenti fino alla fine, proprio nella sua articolazione e nella sua inquieta ricerca di 'perfezione nella contemporaneità', una perfetta parabola di protagonista del '900, attratto prima dalle rotture linguistiche delle Avanguardie e successivamente concentrato sulla ricerca di un equilibrio di ispirazione classica, ma non classicista. Che poi caratterizzerà ogni successiva stagione, da quella, più rigorosa della misura aurea negli anni '20 e '30 all'altra pittoricamente più libera ed estroversa degli anni '40.

Fino alle riprese neocubiste e neofuturiste dei due decenni successivi. Punto di partenza della mostra sono due opere molto significative di Severini, conservate nella nella collezione permanente della Fondazione: il capolavoro futurista la 'Danseuse articulée' del 1915 e la matissiana 'Natura morta con strumenti musicali', realizzata nella prima metà degli anni'40, acquistate direttamente dal fondatore Luigi Magnani. Accanto a queste, saranno allestite circa cento opere, fra dipinti e lavori su carta di dimensioni importanti, fra cui alcuni studi preparatori. Il percorso espositivo si articolerà intorno ad alcune precise tematiche, presenti tanto agli esordi della sua pittura quanto nella maturità, affrontate in ogni sezione in chiave prima divisionista, poi futurista e cubista. Ecco quindi il Ritratto-Maschera, elaborato da Severini agli inizi della sua produzione per restare un soggetto importante anche nel periodo futurista (ritratti della moglie, delle cantanti del varietà, della famiglia) e in quello cubista. Il suo trionfo però arriverà nei secondi anni '30, con la rimeditazione del ritratto romano. Ma è Danza il tema che, proprio in ambito futurista, lo contraddistingue maggiormente, e per il quale elabora decine di composizioni che vanno da un primo carattere più descrittivo-cinetico (le ballerine dei café-chantant) a una formulazione quasi astratta come nelle serie delle 'Espansioni della luce'. Alla figura danzante, ritornerà alla fine dei '40, in opere neocubiste e neopuntiniste con le quali parteciperà alle edizioni della Biennale di Venezia del dopoguerra. Anche il Paesaggio e la Natura morta sono presenti sia nella fase divisionista sia in quelle futurista e cubista, mentre sarà la seconda a dominare gli ultimi decenni di attività. La mostra presenterà infine un approfondimento dedicato alla grande decorazione murale affrontata da Gino Severini in diversi periodi della vita. Basti pensare alla decorazione del Castello toscano di Montegufoni, che tuttora ospita l'incantevole Salottino delle Maschere musicanti (1921-1922), o alla decorazione della Maison Rosenberg a Parigi (1928). Di queste commesse saranno allestiti alcuni studi e maquette.

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