La straordinaria Resurrezione di
Piero della Francesca, opera iconica del maestro quattrocentesco
e simbolo di Sansepolcro, non fu dipinta sulla parete della Sala
dei Conservatori della Residenza, l'antico palazzo del governo
(oggi sede del Museo Civico) dove si trova ora e dove faceva
bella mostra di sé già a metà Cinquecento. "Ora ne siamo certi,
fu dipinta altrove e poi trasportata qui", annuncia all'ANSA
Cecilia Frosinini, direttore del settore Conservazione Dipinti
Murali dell'Opificio Pietre Dure di Firenze e responsabile del
progetto di restauro avviato due anni fa. Si tratta, spiega la
studiosa, "di un trasporto a massello, probabilmente il primo in
età moderna, realizzato peraltro con una tecnica diversa da
quella che conoscevamo e che poi impiegò il Vasari". Ora però è
giallo sulla collocazione originale del capolavoro e sui motivi
del suo spostamento. Un'esperta archivista,anticipa la storica
dell'arte della Soprintendenza di Arezzo Paola Regeni, sta
studiando gli archivi a caccia di soluzioni.
Avviato due anni fa, grazie a fondi del comune di Sansepolcro e
soprattutto al generoso contributo di un privato, Aldo Osti, ex
dirigente della Buitoni oggi in pensione che ha donato 100 mila
euro per la salvezza del dipinto, il lavoro del team di esperti
guidati dall'Opificio delle Pietre Dure si concluderà entro il
2017. Ma già ora l'opera di pulitura affidata alle abili mani di
Paola Ilaria Mariotti (Opificio) e Umberto Senserini
(Soprintendenza di Arezzo) ha riportato alla luce i suoi colori,
esaltando la magnificenza della pittura che per Vasari era "la
più bella" tra le tante di Piero, e che agli inizi del Novecento
l'inglese Aldous Huxley, definì la "più bella del mondo". Tra le
scoperte, insieme alla conferma che il dipinto è stato spostato,
anche quella che non si tratta di un affresco, bensì di una
tecnica mista "molto particolare" che alterna alcune parti
realizzate con la tecnica dell'affresco ad altre "in cui si vede
bene che usa i colori sul muro a secco". Una tecnica che secondo
gli esperti, Piero della Francesca, "grande sperimentatore"
avrebbe usato consapevolmente, "forse per ottenere effetti
pittorici più vicini alla tavola"
Riproduzione riservata © Copyright ANSA